Sabato 20 aprile 2024, ore 9:45

Crisi energetica

Aziende campane: il caro energia colpisce forte

Caro bollette. Ogni giorno è un coro unanime di richieste per adottare misure urgenti che scongiurino la chiusura di imprese ed esercizi commerciali. Nei giorni scorsi c’è stato l’appello di Confesercenti Campania per la quale 40mila lavoratori rischiano la disoccupazione per la paventata chiusura di oltre 11mila aziende. Infatti secondo uno studio dell’associazione i dati non fanno ben sperare: tremila ristoranti sui 16mila in totale presenti in Campania rischiano di dover chiudere i battenti, come 6000 bar (sui 30mila esistenti), 300 hotel su 1600 e 2000 bed&breakfast su 10mila rischiano di chiudere entro fine anno. Per Confesercenti possono proseguire le attività che stanno facendo il pienone, ma non certo le altre attività di zone meno centrali o della provincia possono permettersi di pagare sino a 10mila euro di energia elettrica a fronte dei 2000 euro in media che pagavano prima. La Campania, tra l’altro è la regione che ha subìto il più forte rincaro dell'energia rispetto a qualunque altra regione del Mezzogiorno, con un aumento della spesa, in un anno, di 1,6 miliardi. Ma il rincaro preoccupa anche e soprattutto le piccole e medie imprese artigiane, uno dei pilastri del sistema economico italiano. Parrucchieri, estetiste, ceramisti, orafi, meccatronici, carrozzieri e tutte le categorie rappresentate dalla Cna. In questi giorni è stata la volta della organizzazione di Salerno che ha chiesto proprio di estendere gli aiuti anche alle piccole imprese dell'artigianato, interventi robusti e strutturali per scongiurare un lockdown in un settore sul quale questa crisi sta avendo un impatto devastante sul settore manifatturiero e le aziende di servizi alla persona, con moltissime piccole imprese che non possono trasferire sui clienti i maggiori oneri, e che rischiano seriamente di chiudere, con il ricorso al lavoro abusivo. Ed ancora sono in sofferenza i ceramisti, che hanno un consumo energetico maggiore, visto l'uso dei forni per la cottura che comporta costi che si stanno triplicando, con bollette di 1500 euro. Infine il settore conserviero per il quale il fattore tempo è importantissimo. La produzione è concentrata in due mesi, tra luglio e settembre sostengono dall’ Anicav(Associazione Nazionale Industriali Conserve Alimentari Vegetali). Le aziende non possono rallentare o fermare la produzione in attesa di tempi migliori. I pomodori marciscono, devono essere lavorati. Non c'è tempo da perdere per evitare che chiudano decine di imprese, e con esse anche tutto l’indotto costituito da imprese che producono la banda stagnata, le scatole, le etichette e che effettuano il trasporto. Un settore vitale per l’economia campana che produce un fatturato di circa due miliardi di euro all'anno, la metà del totale nazionale con 70 stabilimenti produttivi, più della metà del totale italiano, che ammonta a 120, tremila persone occupate in pianta stabile e ventimila stagionali. Un grido d’allarme al quale si unisce anche quello del sindacato, di Doriana Buonavita, segretaria generale della Cisl campana che chiede alla politica una svolta radicale cominciando da riforme strutturali politiche attive del lavoro e misure per la formazione e non solo la strada dei bonus. “Abbiamo bisogno di una programmazione attenta e propedeutica delle risorse finalizzate a risollevare un mercato del lavoro colpito dal depauperamento del tessuto economico-produttivo”.
Raffaella Cetta
 

( 19 settembre 2022 )

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