A due giorni dall'approvazione del decreto sicurezza bis, la cronaca ci ricorda che la sicurezza sul territorio non è affatto garantita. Ma di questo, con l'eccezione del sindacato, parlano in pochi. Ieri, in Basilicata, una donna nigeriana è morta a causa di un incendio in un capannone di braccianti. Il capannone faceva parte dell'ex complesso industriale “La Felandina” a Metaponto di Bernalda (Matera).
I sindacati continuano a lanciare allarmi, purtroppo spesso inascoltati. Proprio ieri, con una lettera inviata al Presidente della Repubblica e a Salvini e Di Maio, il segretario generale della Fai Cisl, Onofrio Rota, è tornato a denunciare “la lotta impari condotta dalle istituzioni, dai sindacati e dal volontariato, una lotta che ci vedrà soccombere finché non sarà maggiore il presidio del territorio da parte delle Forze dell’Ordine, e finché non si attiveranno tutti i protocolli necessari per regolamentare domanda e offerta di lavoro e controllare, in maniera capillare, il trasporto verso i luoghi di lavoro”.
Nei giorni scorsi il sindacato ha effettuato sopralluoghi in alcune località delle provincie di Lecce, Foggia e Bari, dove “nonostante alloggi dignitosi e servizi garantiti dalle istituzioni e dalle associazioni di volontariato, gravitano alla luce del sole sfruttatori senza scrupoli, liberi di scegliere chi far lavorare e chi no, nonché di offrire trasporti e alimenti dietro pagamento”. La Fai Cisl fa appello a Mattarella per avviare “un patto forte, di responsabilità, tra organizzazioni sindacali, parti datoriali, istituzioni locali e nazionali, in nome della legalità e del lavoro di qualità”. Quella del ghetto ‘La Felandina’, ha denunciato il segretario generale della Fai Cisl Basilicata, Vincenzo Cavallo, “è una tragedia annunciata”, che ripropone “in maniera drammatica l’urgenza di individuare una soluzione appropriata e dignitosa per dare ospitalità alle centinaia di migranti che lavorano nei campi del metapontino”. La Fai chiede che alla costernazione “facciano seguito impegni concreti”.