Giovedì 25 aprile 2024, ore 7:07

Mobilità

La cura del ferro è la vera svolta green dei trasporti

Non solo auto elettriche, bici o mezzi futuribili. La mobilità verde passa anche per il “vecchio” ferro. Non a caso, il Governo spinge su questo fronte e il CdM ha approvato le riforme del contratto di programma Mims-Rfi per l’accelerazione delle opere ferroviarie. Entro 60 giorni dall’approvazione della manovra, ha spiegato il ministro delle Infrastrutture e della mobilità sostenibili, Enrico Giovannini in audizione alla Camera, sarà completato “il contratto di programma 2022-2027 per Rfi, per la parte infrastrutturale e poi via via i contratti Anas, alla luce degli investimenti aggiuntivi previsti all'interno della legge di bilancio che rafforzano l'impostazione del Pnrr da molti punti di vista”. La strategia che c'è dietro al Pnrr, ha ricordato il ministro, “per la prima volta” fa valutazioni d'impatto quantitative “non solo in termini di investimenti ma anche di occupazione, riduzione emissioni, accesso alle ferrovie da Nord e Sud”.
In particolare, la riforma che consente di accelerare l’iter di approvazione del Contratto di programma tra il Mims e Rfi, riduce a otto mesi tempi che in passato hanno richiesto anche tre anni: le fasi del nuovo iter autorizzativo sono state ridotte da 12 a 3, eliminando la ripetizione di passaggi di concertazione, ma confermando il coinvolgimento di tutte le istituzioni. L’altra riforma approvata riguarda l’accelerazione degli iter di approvazione di tutti i progetti ferroviari e consente di ridurre i tempi da 11 a 6 mesi. Una riduzione di tempi resa possibile dal fatto che le procedure già utilizzate per le opere prioritarie del Pnrr vengono estese a tutte le opere ferroviarie, comprese quelle finanziate con i fondi ordinari e i fondi strutturali europei.
Gli investimenti sulla rete non sono circoscritti alle nuove linee di alta velocità. Il Governo punta molto sul piano metropolitane e tranvie. La conferenza Stato-Regioni-città ha dato il via libera al decreto del ministro delle Infrastrutture che finanzia con 3,6 miliardi di fondi Pnrr 29 nuovi investimenti urbani e nove linee già previste dai piani nazionali precedenti, che ora dovranno rispettare la scadenza al 2026 del Pnrr. Nella ripartizione va molto bene a Firenze, Bologna, Palermo, Catania e Taranto, anche per le riserve Sud, mentre va meno bene per importo complessivo a Milano e Napoli. Pesano, ovviamente, nella scelta di queste opere proprio lo stato della progettazione e i tempi di realizzazione, che dovevano essere compatibili con il Pnrr per evitare di perdere i fondi.
Milano ottiene 156 milioni che saranno destinati a cinque interventi: il principale è quello per l’acquisto di 14 tram bidirezionali per la linea 7. Roma riceve 220 milioni per due interventi: tram Termini-Vaticano-Aurelio e tranvia di via Palmiro Togliatti. A Napoli vanno dieci interventi (compreso uno per la città metropolitana) ma il totale si ferma a 179,3 milioni. Al Sud le città che incassano la tranche maggiore sono Palermo (504,4 milioni totali) e Catania (317 milioni). 
Rispetto alle politiche e alla risorse dedicate negli ultimi anni alla mobilità urbana, si tratta di una vera e propria rivoluzione.
Ilaria Storti
 

( 18 novembre 2021 )

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