Venerdì 19 aprile 2024, ore 5:15

Reporter senza frontiere

La libertà d’informazione nel Belpaese

In Italia la libertà di informazione diminuisce di giorno in giorno, soprattutto al Sud. Una fotografia scattata dall’edizione del 2022 dell’indice della libertà di stampa nel mondo, redatto, come ogni anno, dall’organizzazione Reporter senza frontiere: il Belpaese (ma è davvero così bello?) scivola silenziosamente di 17 posizioni, dal 41° al 58° posto.
Silenziosamente non è un avverbio scelto a caso: la libertà di stampa muore così, senza che se ne accorgano in troppi. La caratteristica generale che lascia il 2021 è la polarizzazione doppia: quella dei media che alimenta le divisioni all'interno dei paesi, e quella dei paesi su posizioni opposte a livello internazionale.
Come gli altri anni, l’indice descrive lo stato del giornalismo in 180 Stati, mettendo in luce i disastrosi effetti del caos derivante da un globale e non regolato spazio di informazione on line che incoraggia il diffondersi di fake news e propaganda. Ovviamente i dati dell’indice si riferiscono principalmente al 2021 anche se nel quadro globale sono compresi i primissimi avvenimenti dell’anno in corso, compresa l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.
Dall’1 gennaio 2022 sono stati uccisi 30 giornalisti e due operatori degli organi di informazione; nel mondo sono in prigione - per la loro attività di informazione - 485 giornalisti e 18 operatori (dei quali, rispettivamente 100 e 3 hanno iniziato la detenzione proprio nel 2022).
All'interno delle società democratiche, le divisioni stanno crescendo a causa della diffusione dei media di opinione e dei circuiti di disinformazione amplificati dai social media.
A livello internazionale le democrazie si stanno indebolendo per l’asimmetria tra le società aperte e i regimi dittatoriali che controllano i loro media e le piattaforme on line, mentre conducono “guerre di propaganda contro le democrazie”.
L’Ucraina ( al 106° posto dell’indice) è stata invasa dalla Russia ( 155° posto) alla fine di febbraio 2022: ma il conflitto fisico è stato preceduto da una guerra di disinformazione.
La Cina (175° posto), uno dei regimi più autoritari del mondo , cerca di tagliare fuori dal resto del mondo la sua popolazione, in particolar modo Hong Kong, precipitata al 148° posto.
Non vanno meglio le cose in India (150° posto) e Pakistan (157°). La perdita di libertà di stampa nel Medio Oriente continua ad influire sul conflitto tra Israele (86° posto), Palestina (170°) e Stati Arabi. 
La polarizzazione dei mezzi di informazione sta alimentando e rafforzando le divisioni sociali nelle società democratiche come gli Stati Uniti (42° posto), nonostante l’elezione del presidente Joe Biden.
L'aumento della tensione sociale e politica è alimentato dai social media e dai nuovi mezzi di opinione, soprattutto in Francia (26° posto). 
La polarizzazione è la conseguenza ovvia della soppressione dei media indipendenti che sta avvenendo nelle "democrazie illiberali" come la Polonia (66°): qui le autorità hanno consolidato il loro controllo sulla radiodiffusione pubblica e la loro strategia di "ri-polonizzazione" dei media di proprietà privata.
Secondo il report, restano al vertice dell’indice Norvegia, Danimarca e Svezia, modelli democratici in cui la libertà di espressione è tutelata, mentre Moldavia (40° posto) e Bulgaria (91°) si fanno notare in quanto un cambio di governo ha portato a un miglioramento della situazione per i giornalisti, anche se gli oligarchi possiedono o controllano ancora i media.
La situazione è classificata come “molto negativa” in ben 28 stati; in fondo alla classifica, addirittura dopo la Cina troviamo la Birmania (176esima - a febbraio 2021 un colpo di stato ha riportato la libertà di stampa indietro di 10 anni - il Turkmenistan (177°), l’Iran (178°), l’Eritrea (179°) e la Nord Corea (180°). 
Secondo l’analisi di Reporters senza frontiere “La creazione di armi mediatiche nei paesi autoritari elimina il diritto all'informazione dei loro cittadini, ma è anche legata all'aumento della tensione internazionale, che può portare al peggior tipo di guerre”.
Sono necessarie iniziative rapide e concrete, un New Deal per il giornalismo, come proposto dal Forum sull'informazione e la democrazia, nell’ambito di un quadro giuridico appropriato, con un sistema per proteggere gli spazi di informazione online democratici.
Reporter senza frontiere ha sviluppato una nuova metodologia per compilare il 20° indice della libertà di stampa nel mondo, una metodologia che definisce la libertà di informazione come “la possibilità effettiva per i giornalisti, sia da singoli che in gruppo, di selezionare, produrre e divulgare notizie e informazioni di pubblico interesse, indipendentemente da intereferenze politiche, economiche, legali e sociali, e senza minacce alla loro sicurezza fisica e mentale”. Cinque nuovi indicatori sono stati utilizzati per compilare l’indice: il contesto politico, quello economico e quello socio-culturale, la struttura legale e la sicurezza.
Nella vecchia Europa, in tema di libertà di stampa la Norvegia conferma ancora una volta la medaglia d’oro e nella top ten troviamo due ex stati comunisti: l’Estonia (4° posto) e la Lituania (9° posto) – a conferma che la democrazia si può conquistare- mentre i Paesi Bassi sono ancora al 28° posto. Ultima in Europa la Grecia (108esima) in sostituzione della Bulgaria, risalita di quasi 20 posizioni (91°). 
Sono stati uccisi due giornalisti di recente: Giorgios Karaivaz, in Grecia, e and Peter R. De Vries, nei Paesi Bassi. Non sono stati ancora arrestati i responsabili degli omicidi di Daphne Caruana Galizia a Malta (78°) and di Jan Kuciak in Slovacchia (27° posto), verificatisi nel 2020, anche se questi due paesi hanno compiuto alcuni progressi nella lotta per la giustizia e nelle riforme sulla libertà di stampa
In aggiunta a tutto ciò i giornalisti- erroneamente equiparati al governo- hanno affrontato l’ostilità degli oppositori alle misure per la salute pubblica finalizzate a contrastare il Coronavirus. In Germania (16° posto), Francia (26°), Italy (58°), e nei Paesi Bassi i giornalisti sono stati attaccati fisicamente, e hanno subito minacce e insulti di ogni tipo in tutto il continente. 
Alcuni governi hanno intensificato leggi contro i giornalisti; ciò è avvenuto in Slovenia (54° posto), Polonia(66°), Ungheria (85°), Albania (103°), e Grecia (come sopra detto, 108°). 
Le istituzioni europee hanno aumentato le misure di protezione per i giornalisti e la libertà di stampa ed avviato procedimenti contro l’Ungheria per violazione della normativa europea.
Inoltre hanno bloccato i media che diffondono la propaganda russa sull’invasione ucraina, lanciata da Vladimir Putin senza un quadro giuridico adeguato; ciò rischia di essere un pretesto per azioni di ritorsione contro i media europei.
La libertà di informazione, così come la democrazia in Europa, appaiono più che mai oggi conquiste non definitive, da confermare quotidianamente. Perché ogni volta che una notizia, verificata con più riscontri indipendenti, non viene diffusa, c’è qualcosa che non va. E’ l’impercettibile inizio della fine.
Elisa Latella 

( 29 giugno 2022 )

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