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Attualità

La sfida di Jabil: licenziamenti confermati

Un confronto serrato per una delicata vertenza che in questi giorni ha visto faccia a faccia i vertici dell’azienda statunitense, i sindacati regionali e territoriali, i due dicasteri coinvolti, Lavoro e Sviluppo economico, l’assessore regionale al Lavoro della Campania, per cercare di trovare una soluzione che consentisse la continuità occupazionale dei 190 lavoratori dello stabilimento di Marcianise. Una vertenza che si è interrotta bruscamente senza alcuna dichiarazione ufficiale da parte dell’azienda che ha abbandonato il tavolo della trattativa quando era girata voce che forse si era arrivati ad un accordo, alla prosecuzione della cassa integrazione, al "ritiro dei licenziamenti ma con l’accettazione da parte dei lavoratori di essere ricollocati in altre aziende". Invece ora l’unica certezza è che i licenziamenti restano, come rimane e sale la tensione tra i lavoratori che confermano lo sciopero ad oltranza e continuano a presidiare l’azienda di Marcianise. Una vertenza, dicevamo, che si trascina da più di un anno, da quando dal giugno 2019, fu annunciato l'esubero di 350 addetti a Marcianise su un totale di 700. Da allora 160 dipendenti hanno accettato di andarsene optando per la ricollocazione presso altre aziende o per l'esodo volontario a fronte di un incentivo. Per i restanti 190 lavoratori, invece, è iniziato il lungo calvario . "Un atteggiamento vergognoso - sottolinea Raffaele Apetino, segretario generale della Fim Cisl Campania che sta seguendo la trattativa. Ora tocca al Governo intervenire. Sono state offese le istituzioni italiane e i lavoratori. Ci aspettiamo la convocazione dal ministero del Lavoro per riprendere il confronto e arrivare alla definizione di un testo che metta al riparo i lavoratori e le loro famiglie dal baratro della disoccupazione". Licenziamenti ritenuti nulli dal ministro Catalfo in quanto non rispettano quanto stabilito nei decreti del governo Cura Italia e Rilancio che ne vietavano appunto il ricorso fino al 17 agosto. " É ormai prassi consolidata per le multinazionali e per gruppi imprenditoriali italiani affrontare le crisi aziendali usufruendo degli ammortizzatori sociali, degli sgravi fiscali Irap o delle risorse comunitarie per formazione o rilancio dell'attività - incalza Doriana Buonavita, massimo esponente del sindacato cislino campano. Bisogna che l'Italia ponga regole più rigide e severe a partire dalla condizionalità per le imprese che, se hanno usufruito di misure o sgravi a carico dello Stato o della Regione, devono rispettare procedure più stringenti prima di procedere con licenziamenti o dislocazione della produzione. Il Governo per questi lavoratori potrà prevedere misure assistenziali di temporaneo sostegno al reddito ma poi servirà il lavoro che conferisce dignità alle persone e merito alle competenze maturate dai lavoratori delle aziende in crisi - prosegue la segretaria generale - il territorio Casertano e l'intera Campania hanno bisogno di un'azione collettiva di ripensamento del proprio capitale produttivo, investire in nuove tecnologie e nel digitale partendo dal consolidamento del tessuto imprenditoriale esistente". Un settore quello metalmeccanico che, secondo la Fim campana, dall’inizio del lockdown ha fatto ricorso all'utilizzo di ammortizzatori sociali per 4.300 aziende e più di 62mila lavoratori. Una situazione esplosiva soprattutto per quanto riguarda i settori legati a filiere importanti come quella dell'aerospazio e automobilistica. Oggi tocca alla Jabil ma dietro l’angolo, in attesa dell'incontro al ministero dello Sviluppo economico, c'è Whirpool, che ha confermato lo stop della produzione per il 31 ottobre.

( 26 maggio 2020 )

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