Giovedì 25 aprile 2024, ore 13:27

Coronavirus

Medici in prima linea, ma gli equipaggiamenti sono del tutto inadeguati

No, non ci siamo ancora. O meglio: noi ci siamo, in corsia, in prima linea, in trincea, insomma, in questa che anche il presidente della Repubblica francese, in una drammatica diretta tv, ha indicato come una vera e propria guerra". Interviene così il segretario generale della Cisl medici, Biagio Papotto, nella sua quotidiana disamina della situazione di emergenza causata dal coronavirus. E non manca di sottolineare come il personale medico, infermieristico e sanitario a si stia spendendo con tutte le proprie forze, senza risparmio alcuno, pur trovandosi allo sbaraglio. "Come spesso accaduto in Italia - prosegue Papotto - siamo stati mandati al fronte quasi del tutto impreparati. Non dal punto di vista teorico (grazie al cielo i medici e i sanitari italiani sono e sono sempre stati tra i migliori al mondo), ma dal punto di vista pratico : mal pagati, mal gestiti, male equipaggiati, con armi insufficienti. Si dice che all'esercito di Francesco II di Borbone, per supplire alla sconfitta pressochè inevitabile, fu detto di mostrare una faccia feroce, tale da impressionare il nemico. Sappiamo bene come andò: al di là della strenua resistenza individuale dei poveri soldati, il loro sacrificio fu vano. Oggi, a causa di anni di tagli e superficialità, quando sentiamo che il dr. Tizio è in pronto soccorso, o in rianimazione, ci prende l'angoscia. Si, perchè il collega è lì in veste di paziente. Alcuni colleghi, dopo doppi turni massacranti (che sono diventati la normalità) ci confidano - rileva Papotto - il proprio scoramento, la tentazione di non andare in trincea. Ci mandano a combattere a mani nude - si indigna il segretario generale - contro un nemico invisibile che si insinua ovunque. Non è vigliaccheria, la nostra, ma siamo persone di scienza, e non ci possono chiedere di fingere, perchè il Covid-19 non si lascia spaventare. E ci uccide. Ecco, noi la faccia feroce la mostriamo a chi ancora non ci ha equipaggiati come dovremmo e meriteremmo essere. E se non pensano a noi (ancora una volta!) che almeno pensino ai pazienti, ai cittadini - invoca Papotto - che dobbiamo assistere e curare, cosa che non potremo fare se continuiamo così. Si, perchè se i medici e i sanitari si ammalano e muoiono si ha un effetto moltiplicatore negativo per la collettività". "Ogni medico e sanitario- aggiunge il segretario Cisl Medici- cura centinaia di persone, quindi lo Stato deve assolutamente, anche se non tiene ai propri medici e professionisti sanitari, preservarne in tutti i modi la salute per garantire anche quelli che con il personale sanitario devono avere la certezza di non essere contagiati, anzichè curati, assicurarsi le possibilità di cura in un sistema che ha rivelato in pochi giorni la propria estrema fragilità, proprio come avevamo inutilmente gridato negli anni scorsi. E' servita un'epidemia - ragiona amareggiato il leader sindacale - per mostrare che non si trattava di allarmi ingiustificati; adesso si fanno proclami e addirittura si promuovono raccolte di denaro per aiutare la sanità. La stessa che è (o dovrebbe essere) protetta e garantita dalla Costituzione. Siamo ancora senza sufficienti Dpi. E siamo ancora fermamente intenzionati a procedere in sede giurisdizionale nei confronti di chiunque avrà anche solo in parte, per colpevole inefficienza o inerzia, contribuito a questa situazione di lutto per l'Italia". In conclusione il segretario generale della Cisl Medici rinnova il suo ringraziamento a tutti i colleghi, per il loro silenzioso, insostituibile, sacrificio quotidiano. Un ringraziamento al quale tutti noi sentiamo senz’altro di unirci.

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( 18 marzo 2020 )

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