Nessun trasferimento obbligatorio da Riace dei migranti. Lo specifica il ministero dell’Interno che, però, con una circolare “taglia i fondi” al paese in cui è nato l’esperimento di integrazione di gruppi di migranti nell’Italia a rischio spopolamento. Paese finito nella bufera dopo l'inchiesta sul sindaco Mimmo Lucano. I progetti Sprar vengono rinnovati ogni tre anni: per Riace si parla del triennio 2017-2019, ma già dall’estate scorsa il Viminale aveva bloccato alcuni pagamenti per anomalie nella documentazione presentata dall’amministrazione locale. Sulla questione è intervenuto anche il prefetto Mario Morcone, presidente del Consiglio italiano per i rifugiati, ex capo di gabinetto del ministro Marco Minniti. Morcone, in un’intervista al Corriere, spiega si aver trattato con il sindaco Lucano la messa in regola rispetto alle “criticità” che erano stato trovate nella gestione degli stranieri richiedenti asilo. Ma il prefetto sostiene anche la necessità di salvare un “modello che funziona”. Contro la scelta dei trasferimenti si schierano anche i sindacati. Un conto, sottolineano Cgil, Cisl e Uil, “è chiedere ed avere rendicontazioni e giustificativi sull’utilizzo delle risorse”, altra cosa “è smantellare il ‘modello Riace’, simbolo di accoglienza diffusa che ha rianimato un Paese morente e promosso processi di integrazione che hanno favorito la serena convivenza tra culture ed etnie diverse”.