Venerdì 19 aprile 2024, ore 1:45

Lavoro

Smart working nella Pa. No a decisioni unilaterali

Arrivano aumenti di stipendio a fronte della crescita delle competenze nella pubblica amministrazione: E' quanto prevede la proposta dell’Aran discussa nell’incontro di giovedì scorso sul contratto delle Funzioni centrali (ministeri, agenzie fiscali, enti pubblici non economici). Si lavora a quattro aree professionali: assistenti con funzioni sostanzialmente esecutive e con almeno la scuola dell’obbligo; assistenti con responsabilità di risultato su ambiti circoscritti e un livello minimo di istruzione pari alla scuola secondaria; funzionari che assicurano il presidio di importanti e diversi processi, concorrendo al raggiungimento degli obiettivi stabiliti con un’istruzione minima pari alla laurea triennale o specialistica; l’area delle elevate professionalità con compiti complessi e una istruzione minima pari alla laurea specialistica accompagnata da un periodo pluriennale di esperienza lavorativa.
Nell’incontro non si è invece parlato di lavoro agile tema che sarà discusso il 15 settembre. Dopo la bozza presentata a luglio dall'Aran e le proposte dei sindacati si entrerà dunque nel vivo del confronto sul lavoro agile nelle Funzioni centrali della pubblica amministrazione che faranno da apripista anche per gli altri comparti. Il ministro della Funzione pubblica Brunetta ha ribadito i suoi dubbi sull’utilizzo massiccio dello smart working nella Pa ma è probabile che non ci saranno nuovi interventi normativi dopo quello che ha ridotto al 15% l’utilizzo e il tema sarà affrontato nel negoziato da imprese e sindacati.
In una lettera aperta a Brunetta, la Cisl Università sottolinea che ”nel settore universitario e Afam le lavoratrici e i lavoratori non hanno garantito solo i servizi minimi essenziali, ma il forte senso di appartenenza e il grande senso di responsabilità hanno consentito loro di promuovere uno sforzo organizzativo collettivo attraverso il quale tutte le attività ordinariamente rese in presenza sono state garantite all’utenza a distanza, in taluni casi registrando indici di produttività anche superiori alla media dei precedenti anni”. Il segretario generale della Cisl Università De Simone Sorrentino ricorda che l’ex Ministro Manfredi aveva riconosciuto lo sforzo compiuto nel corso dell’epidemia.
In un mese gli Atenei italiani hanno garantito l'offerta formativa on line coprendo il 94% dei corsi ordinari. In quel periodo sono stati effettuati 71.000 esami di profitto a distanza e 26.000 studenti sono riusciti a laurearsi, con un accesso in modalità on line ai servizi universitari di circa 1.200.000 studenti che rappresentano più dell'80% del totale degli studenti universitari con una frequenza, in alcuni casi, superiore alla media della frequenza in aula. Il tutto è avvenuto con una grande uniformità a livello nazionale con nessuna differenza tra nord, centro e sud del Paese. La Cisl Università ritiene dunque opportuno che il Ministro della Pa ”invece di parlare di smart working nei termini apparsi sulla stampa e ricordati al Parlamento in questi ultimi giorni, si dedichi alla riforma condivisa della P.A. dati i risultati della riforma sul reclutamento”.
Sulla vicenda interviene con una intervista radiofonica anche il segretario confederale della Cisl Ganga, per il quale ”bisogna evitare decisioni unilaterali. I dipendenti in questi mesi hanno lavorato da remoto mettendo a disposizione risorse e tecnologie personali e operando spesso in orari impossibili. Conosciamo lavoratori che hanno operato di notte per avere rete, soprattutto nelle Regioni del sud”. Durante i primi 7 mesi della crisi sanitaria, osserva Ganga, ”l’Inps aveva il 95% degli operatori che operava da remoto, però non si è fermata - ha detto; invece stiamo leggendo molte cose inappropriate. Lo smart working va a modificare un modello di lavoro che ci trasciniamo dall’800, presuppone una rivoluzione culturale anche da parte della dirigenza, ma soprattutto lo Stato deve garantire infrastrutture, connessioni ultraveloci su cui siamo molto in ritardo soprattutto al sud. Questo tema passerà sopra le teste di ministri e di altri decisori, così come ogni rivoluzione culturale e organizzativa. L'unico modo per riuscire a governare situazioni di questo genere è rimandare al negoziato tra le parti le modalità attraverso cui lo smart working deve essere realizzato”. Conclude Ganga: ”Eviterei l'individuazione di numeri all'interno di provvedimenti che dicono: smart working non più del 15%”.
Giampiero Guadagni

( 10 settembre 2021 )

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