Sulla Tav il M5S appare sempre più all’angolo. Di Maio è stretto nella morsa: da una parte elettori, iscritti e parlamentari piemontesi, dall’altra dalla Lega, che vuole andare avanti con l’opera. Su tutto la consapevolezza che la Torino-Lione non può essere fermata senza un voto parlamentare che non arriverà mai e che il Paese - partiti, parti sociali e cittadini - è ampiamente schierato a favore Il pressing sale. I sindacati confederali si esprimono a una sola voce. Il paese, ribadiscono Cgli Cisl e Uil, ha bisogno che il governo decida e investa sullo sviluppo. “E’ uno stallo che continua da tanto tempo - sostiene la segretaria generale della Cisl, Annamaria Furlan, a margine della manifestazione sindacale per l’8 marzo -. Tante grandi e piccole opere sono bloccate, 400 mila posti di lavoro sono bloccati e non se ne capisce la ragione. E' una scelta sbagliatissima”. “Bisogna che il governo decida cosa vuole fare, invece non si capisce”, le fa eco il leader della Cgil, Maurizio Landini. “Noi siamo per le grandi opere - aggiunge il segretario generale della Uil Carmelo Barbagallo -. Bisogna mettere in moto l'economia del paese. Spero non ci sia su questo una crisi di governo”. I sindacati chiedono al governo di sbloccare gli investimenti e ricordano che il 15 marzo gli edili sciopereranno, perché tutti i cantieri sono bloccati, anche quelli piccoli.
Nel giorno della crisi di governo sfiorata, al centro del dibattito arriva una nuova analisi costi benefici potenzialmente esplosiva, non tanto per i contenuti quanto per i suoi estensori. L’analisi sostiene che grazie al corridoio Mediterraneo, di cui fa parte la Torino-Lione, al 2030 si potrà ottenere un risparmio di tempo del 30% per i passeggeri e del 44% per le merci. Inoltre, nei prossimi dieci anni per ogni miliardo investito nel cantiere verrebbero creati 15mila posti di lavoro, senza considerare l'indotto sul territorio. Si tratta di uno studio riservato della Commissione europea (“The impact of TEN-T completion on growth, jobs and the environment”), redatto da numerosi ricercatori di varie nazionalità tra cui la “Trt trasporti e territorio”, la società milanese di cui Marco Ponti è presidente, ossia quella che ha redatto l’analisi costi-benefici per conto del ministero dei Trasporti e su cui si è basato il giudizio negativo del ministro Danilo Toninelli.