Sabato 20 aprile 2024, ore 13:09

Scuola

Una scuola tra luci ed ombre

Dove c’è più istruzione, ci sono meno disuguaglianze. La correlazione è ormai nota we la conferma arriva dall’indagine Iea Pirls 2021, presentata dall'Invalsi. Secondo lo studio, in linea generale, la scuola elementare italiana funziona: i bambini di 9 anni, nella quasi totalità, sanno leggere correttamente e comprendere il senso di quanto leggono. Tuttavia, ci sono materie in cui il sistema di apprendimento funziona meglio o peggio e ci sono, ancora oggi, grandi divari.
Secondo lo studio, sul fronte della lettura, gli studenti italiani di IV elementare ottengono infatti un punteggio medio (pari a 537 punti) superiore a quello medio internazionale di tutti i Paesi partecipanti e superiore al quello medio dei Paesi Ue. Il Covid però ha inciso in modo fortemente negativo: in Italia, gli studenti ottengono nel 2021 un risultato medio inferiore di 11 punti rispetto a quello di 5 anni fa riportando i risultati degli studenti nuovamente in linea con quelli di 20 anni fa.
La rilevazione Pirls del 2021 si è svolta in più di 50 Paesi nel mondo durante una fase segnata ancora dalla pandemia. A livello mondiale, Singapore ha ottenuto il risultato medio più alto in assoluto e superiore a quello di tutti gli altri Paesi, seguita da Hong Kong. Tra i Paesi europei, solo gli studenti di Finlandia, Polonia e Svezia ottengono un risultato medio superiore a quello dei nostri studenti. Un altro dato positivo è che il nostro Paese dimostra comparativamente una maggiore equità dei risultati nella scuola primaria. Ma restano ampi divari. Anzi, crescono. In 15 anni la distanza sulle competenze di lettura dei bambini di 9 anni, tra le due aree geografiche che ottengono rispettivamente il risultato migliore e il più basso - Nord-Ovest e Sud e Isole - è triplicata. 
Altro dato interessante, che emerge dallo studio, è l’influsso negativo di smartphone e altri device sulle capacità di lettura: gli studenti che non usano i dispositivi digitali per attività scolastiche ottengono risultati migliori. Oltre i divari territoriali, restano ampi quelli di “classe”. Gli studenti che frequentano scuole dove c’è una maggioranza di alunni provenienti da famiglie benestanti hanno in media punteggi di lettura più alti (+31 punti) rispetto a quelli che frequentano scuole dove c’è una maggioranza di studenti provenienti da famiglie economicamente svantaggiate. Questa differenza è, tuttavia, inferiore a quella media internazionale. In tutto il mondo, le bambine di 9 anni hanno una abilità di lettura superiore ai maschi. Così anche in Italia dove però la differenza tra i due sessi è più contenuta (7 punti) rispetto alla media estera di 16 punti. 
Per il presidente di Invalsi Roberto Ricci, “possiamo ritenerci molto soddisfatti dei risultati anche se ci sono aree su cui bisogna lavorare”. Soprattutto, per i ricercatori, man mano che l'età si alza anagraficamente le differenze tendono ad acuirsi: il sistema fatica a farsi carico di una complessità crescente e la didattica non riesce a farsi carico delle differenze che si creano a poco a poco che gli studenti crescono. 
“I dati dell'indagine Pirls 2021 - sottolinea Ivana Barbacci, segretaria generale Cisl Scuola - evidenziano, come quasi sempre accade, luci e ombre, ma le prime non mancano, stavolta, per quanto riguarda la nostra scuola. Credo sia giusto darne conto, vista la tendenza a privilegiare, nei reportage dei mezzi di informazione, gli elementi di criticità”. Barbacci sottolinea il vantaggio delle bambine nelle abilità di lettura e la differenza di punteggio tra gli estremi della distribuzione, “molto più contenuta”, in Italia rispetto a “quella di altri Paesi”. Ad indicare che in Italia “sulla fascia d'età considerata si riesce a intervenire con discreta efficacia sul contenimento di squilibri e divari”. 
“Certamente - aggiunge la segretaria generale della Cisl Scuola - non vanno sottovalutati altri aspetti più problematici rilevati nell'indagine, specie laddove si riscontra che i divari tra aree geografiche, poco rilevanti nel livello Base, tendono ad aumentare man mano che si passa ai livelli Intermedio, Alto ed Elevato: una dinamica su cui incide in modo determinante il contesto socio economico culturale di appartenenza”. Ciò significa, secondo Barbacci, “che la scuola rappresenta il fattore fondamentale su cui agire per compensare le disuguaglianze: da qui la necessità di un forte investimento che sostenga anche la formazione dei docenti e ne incentivi la presenza nelle aree in cui il ruolo svolto dalla scuola si rivela più indispensabile e si richiedono in modo particolare efficacia e qualità della didattica”. 
“È quella che abbiamo definito ‘una scuola che unisce’ - aggiunge la leader sindacale -, al centro del nostro impegno quotidiano e per la quale non serve coltivare suggestioni autonomiste, mentre ne va ribadito e rafforzato il carattere unitario e nazionale”.
Ilaria Storti
 

( 18 maggio 2023 )

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