Giovedì 25 aprile 2024, ore 8:09

Relazione annuale

Attenzione ai monopolisti del web: condizionano l’intera umanità

Il crimine informatico e la cybersicurezza; la profilazione on line e i social media; i rischi della Rete e il cyberbullismo; la lotta al terrorismo e la sorveglianza di massa; i Big Data; l'uso delle nuove tecnologie nel mondo del lavoro; la trasparenza della P.A. on line e le garanzie da assicurare ai cittadini; il fisco e la tutela della riservatezza dei contribuenti; il telemarketing; le intercettazioni e la protezione dei dati contenuti negli atti processuali; la tutela dei minori da parte dei media; i diritti dei consumatori; le grandi banche dati pubbliche; il mondo della scuola; il diritto all'oblio; le garanzie per il trasferimento dei dati negli Usa; la sanità: sono stati questi alcuni dei principali campi di intervento nel 2016 del Garante per la Privacy, che oggi ha presentato la Relazione annuale sulle sue attività svolte lo scorso anno.

L’attività in cifre. Sanzioni amministrative riscosse per circa 3,3 milioni di euro, 561 provvedimenti collegiali, oltre 24mila risposte a quesiti. Sono solo alcuni dei numeri dell'attivita' svolta nel 2016 dall'Autorita' Garante per la protezione dei dati personali, composta da Antonello Soro, Augusta Iannini, Giovanna Bianchi Clerici e Licia Califano. Sono stati decisi 277 ricorsi, riguardanti soprattutto editori (anche televisivi); banche e societa' finanziarie; datori di lavoro pubblici e privati; sistemi di informazione creditizia; Pa e concessionari di pubblici servizi.

Grandi fratelli. Bisogna prestare attenzione “ai tanti 'grandi fratelli' che governano la rete”. Perché “la concentrazione in capo a pochi soggetti privati di un rilevantissimo potere, non solo economico, ha infatti determinato un mutamento sostanziale nei rapporti tra individuo e Stato, tra pubblico e privato, cambiando profondamente la geografia del potere”. Il presidente dell’Autority, Antonello Soro, lo ha ribadito con forza nel presentare la sua relazione. "Se ciò che per ciascuno è dato personale, intima essenza del sé - ha detto Soro - diviene per i grandi monopolisti del web dato economico da sfruttare commercialmente, le implicazioni in termini antropologici, ma anche sociali e politici sono eloquenti. È significativo che la legislazione europea in materia ruoti attorno alla figura del "data subject": l'interessato è definito a partire dai suoi dati, ne è fonte ed allo stesso tempo ne ha la signoria, il cui esercizio rappresenta la vera e unica garanzia rispetto ai tanti "grandi fratelli" che governano la rete.

Trasparenza banche dati. "Ciascuno di noi”, ha ricordato Soro, “è conosciuto quasi esclusivamente attraverso i dati che lo riguardano, detenuti in banche dati, pubbliche e private, nelle quali l'identità è frammentata in ragione della particolare tipologia di sistema informativo in cui è inserita. Di qui l'importanza di garantire l'esattezza, l'aggiornamento, la pertinenza dei dati trattati in modo da scongiurare il rischio di classificazioni errate e distorsioni di tratti importanti dell'identità individuale, sfuggendo alla tentazione di delegare tutto alla tecnologia. In ogni caso è necessaria un'adeguata trasparenza sul funzionamento dei meccanismi di decisione automatizzata".

"Sui limiti intrinseci che presentano tali decisioni - ha aggiunto - è basato il provvedimento con cui abbiamo dichiarato illegittima l'ipotizzata costituzione di una banca dati per la misurazione del 'rating reputazionale'. In quel caso una questione complessa come la reputazione, sotto il profilo professionale ed economico, sarebbe stata ridotta a mero calcolo svolto da un software, in base a dati reperiti in rete o caricati dagli stessi interessati dietro la pressione delle conseguenze negative altrimenti preconizzate. Al di là del fatto che affidare ad un algoritmo la 'recensione' di una persona al pari di un prodotto commerciale, aprirebbe una deriva davvero pericolosa, tale sistema avrebbe presentato un rischio elevato di attribuire agli interessati profili deformati della loro reale identità, con danni irreparabili per la dignità e la vita sociale e lavorativa degli stessi. In questi anni la sottrazione di dati personali nel web, a scopo di frode, ha registrato una crescita smisurata: spesso per realizzare, attraverso il furto di identità, ulteriori crimini. E' il caso di un'importante operazione di riciclaggio nel settore del money transfer, rispetto alla quale abbiamo irrogato una sanzione di 11 milioni di euro".

Foto figli sui social. E’ allarme pedopornografia. "La pedopornografia in rete e, particolarmente nel dark web, sarebbe in crescita vertiginosa: nel 2016 due milioni le immagini censite, quasi il doppio rispetto all'anno precedente. Fonte involontaria sarebbero i social network in cui genitori postano le immagini dei figli", ha spiegato Soro.

L’Autority va potenziata. “Di fronte alla complessità delle questioni con cui tutti i giorni è costretta a misurarsi, avvertiamo forte e urgente la necessità di potenziare l'Autorità, adeguandola ai nuovi compiti con un significativo incremento del personale, analogamente a quanto stanno facendo i maggiori Paesi europei”, ha avvertito il Garante, che nella sua relazione chiede "al Governo e al Parlamento di condividere tale imprescindibile necessità e sostenere il nostro impegno in questa direzione, prima di tutto per difendere i diritti dei cittadini. Ma anche perché sarebbe incomprensibile se un Paese che vuole competere nell'economia fondata sui dati non dovesse investire nella protezione dei dati".

( 6 giugno 2017 )

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