Anche il mondo delle Utilities italiane, ovvero delle aziende che operano nei servizi pubblici di acqua, ambiente, energia elettrica e gas, si sta misurando con la complessità della transizione digitale e ambientale. E’ infatti Utilitalia, la Federazione che riunisce queste aziende e che nasce dalla fusione di Federutility (servizi energetici e idrici) e di Federambiente (servizi ambientali), ad aver prodotto un rapporto su misura con tre parole chiave: digitale, economia circolare, decarbonizzazione sono i tre capisaldi (insieme a salute e sicurezza sul lavoro, parità di genere e integrazione della sostenibilità) del rapporto di sostenibilità 2020 dal titolo “Le Utilities italiane per la transizione ecologica e digitale”in collaborazione con la Fondazione Utilitatis. Al centro dell’indagine le aziende associate che interessano ”37 milioni di italiani per il servizio idrico, 21 milioni per l’ambiente, quasi 11 milioni per il gas e oltre 6 milioni per l’energia”. Sul fronte digitale, il rapporto rileva che ”l’impegno verso la digitalizzazione delle attività non rappresenta una novità. In molti settori, compreso quello delle Utilities, da tempo si assiste a una diffusione delle tecnologie digitali e delle relative applicazioni”. L’emergenza sanitaria inoltre ha imposto alle aziende una improvvisa accelerazione nell’adozione delle tecnologie digitali: ”Ciò ha rappresentato l’occasione non solo per verificare l’efficacia di modelli organizzativi e operativi avanzati e virtualizzati, ma pure a evidenziare le ulteriori notevoli possibilità che la digitalizzazione può offrire per accrescere la capacità competitiva”. A livello di numeri, sono stati 342 milioni di euro gli investimenti in digitalizzazione; 2,6 milioni i clienti iscritti al servizio di sportello telematico; 17 milioni le bollette emesse in formato elettronico e 3,3 milioni i contatori gas elettronici. Anche l’economia circolare rappresenta una risposta a una serie di criticità con cui deve confrontarsi la società moderna: ”dalla progressiva scarsità di risorse alla riduzione delle emissioni in atmosfera alla riduzione nella produzione dei rifiuti e alla massimizzazione del recupero”. Le aziende nel corso degli anni hanno sviluppato strategie industriali improntate alla sostenibilità: dal recupero di materia ed energia dai rifiuti al ricircolo delle acque per gli autoconsumi delle centrali termoelettriche, al recupero di energia dai fanghi a valle dei processi di depurazione. Come numeri, sono stati 280 milioni di euro gli investimenti in economia circolare; 98 milioni di m3 i volumi biogas prodotti; 69 % i f anghi recuperati e 78 % il tasso di riciclo. Sulla terza parola chiave, la decarbonizzazione, il rapporto rileva un aumento di consapevolezza rispetto al fatto che, per affrontare la crisi climatica, è sempre più necessario dare conto sulle modalità di prevenzione e gestione dei rischi climatici e sul’impegno nella transizione verso un’economia a basse emissioni di gas climalteranti”. I numeri rilevano che sono stati 450 milioni di euro gli investimenti delle Utilities per la decarbonizzazione; 5.000 i mezzi a basso impatto ambientale e 42% l’energia elettrica prodotta da fonti rinnovabili.
An. Ben. 

( 20 settembre 2021 )