Con l’espansione a valanga della Dad in tutta Italia, milioni di ragazzi a casa (e ormai anche molti studenti delle elementari), per milioni di genitori è ricominciato l’incubo della conciliazione tra vita e lavoro. Per questo, il Governo ha messo in cantiere nuove misure di sostegno alla famiglie, che arriveranno in settimana. A giorni, ha ricordato ieri la ministra Elena Bonetti, entrerà in vigore il decreto “Sostegno, in cui è inserita “una misura specifica, che valga in modo retroattivo, con congedi straordinari Covid retribuiti almeno fino al 50% estesi fino hai figli minori di 16 anni, diritto allo smart working e sostegni economici come, ad esempio, il voucer babysitter per lavoratori autonomi”. “Il decreto - ha chiarito la ministra della Famiglia - è in definizione al Mef, ma dal momento in cui entrerà in vigore ci sarà la possibilità di convertire giorni di ferie o congedi non retribuiti con questa forma oggettivamente più conveniente”.
Al di là delle risorse contingenti, sul fronte delle politiche per le donne gli investimenti restano scarse. E non sembra che con il Recovery arriverà la svolta. A conti fatti, tra soldi stanziati e soldi promessi, il pacchetto di misure per le donne dovrebbe ammontare a 6 miliardi di euro. “È un inizio - ha ammesso la ministra - , ed è necessario: dobbiamo spezzare una resistenza storica che frena il lavoro femminile”.
Ma la situazione richiede interventi strutturali e urgenti. L’Italia è indietro. E l’impatto della pandemia sulle famiglie, e soprattutto sulle donne, ha peggiorato le cose. A livello nazionale, secondo dati forniti ieri da Alleanza Coop, il 54% delle donne ha subito una perdita di reddito, alcune sino al 50%, mentre tra le persone che hanno perduto il lavoro nel 2020 le donne rappresentano il 70%. Le donne italiane sono più povere, più precarie e sovraccaricate da attività di cura. In questa situazione, lo smart working - certamente utilissimo - rischia di trasformasi in un’arma a doppio taglio.
Ilaria Storti