Dopo dodici giorni in alto mare, in balia delle onde e dei rimpalli tra gli Stati Ue, i 47 migranti della Sea Watch sono finalmente potuti sbarcare a Catania. I 15 minorenni a bordo, per i quali verrà subito nominato un tutore legale, sono stati portati in una comunità a Catania. “Le loro condizioni fisiche - ha detto il presidente regionale della Croce Rossa, Luigi Corsaro - non destano particolare preoccupazione. Sicuramente il problema più importante è quello psicologico di persone che per giorni sono stati a bordo in attesa”. I maggiorenni sono invece stati portati nell'hotspot di Messina dove resteranno in attesa di essere redistribuiti nei sei Paesi europei che hanno accettato di accoglierne una quota.
A bordo della nave è salita la Finanza. Anche la Mobile e la Capitaneria di porto saranno coinvolte nelle indagini di routine disposte dalla Procura di Catania secondo “un protocollo consolidato nel tempo”. Fonti investigative escludono al momento il sequestro del natante. Il pm di Siracusa Fabio Scavone, dopo aver aperto un fascicolo senza indagati né ipotesi di reato ha chiarito che Petersen, il comandante, nel decidere di far rotta sull’Italia anziché sulla Tunisia “non ha commesso alcun reato” e ha detto di non aver “ravvisato elementi” per ipotizzare il reato di immigrazione clandestina. Ma la scelta del Viminale di far attraccare la nave a Catania, dopo che la Prefettura di Siracusa aveva organizzato lo sbarco, non è apparsa casuale. Lo stesso Matteo Slavini ha “accompagnato” la decisione con l’augurio che “ad attendere a Catania la nave ci sia un procuratore che voglia indagare sul comportamento di questa Ong”. La competenza giudiziaria passa dunque al procuratore Carmelo Zuccaro che aveva chiesto l'archiviazione delle accuse a Salvini relative al caso Diciotti e che è stato il primo ad aprire un’inchiesta sulle presunte complicità tra Ong e trafficanti. Inchiesta che in due anni non ha ancora portato a nulla.