La pandemica ha messo a nudo le voragini prodotte nel sistema sanitario nazionale da un decennio di tagli. Il Governo punta ora a rivoluzionare e “curare” la sanità attraverso le risorse del Recovery Plan ma anche attraverso un cambio di paradigma. Al centro del nuovo sistema ci saranno la prevenzione e la prossimità. Si va, dunque, verso una sanità territoriale e finanche domiciliare. “Dopo anni di tagli e dei finanziamenti – ha spiegato a proposito il ministro Speranza - inauguriamo una nuova stagione fatta di riforme e investimenti sulla sanità pubblica. Oggi, più che mai, la sfida è quella di avvicinare la sanità al paziente, puntando sul concetto di prossimità e sull’assistenza domiciliare territoriale”.
La strategia della missione 6 del Pnrr è chiara. Si punta a potenziare e riorientare il Servizio Sanitario Nazionale (SSN) per migliorarne l’efficacia nel rispondere ai bisogni di cura delle persone. Per rafforzare la prevenzione e l’assistenza sul territorio e l’integrazione fra servizi sanitari e sociali, il Governo punta a: garantire equità di accesso alle cure e nell’erogazione delle prestazioni; ammodernare la dotazione delle strutture del SSN in termini di qualità del capitale umano e formazione, risorse digitali, strutturali, strumentali e tecnologiche; promuovere la ricerca scientifica in ambito biomedico e sanitario.
L'investimento sulla riforma della sanità sarà di 20,2 miliardi. Una parte importante delle risorse andrà a finanziare i servizi di prossimità. Saranno definiti standard strutturali, organizzativi e tecnologici omogenei per l’assistenza territoriale e l’identificazione delle strutture a essa deputate, da adottarsi entro il 2021 con l’approvazione di uno specifico decreto ministeriale. Entro la metà del 2022, a seguito della presentazione di un disegno di legge alle Camere, verrà poi definito un nuovo assetto istituzionale per la prevenzione in ambito sanitario, ambientale e climatico.
Questa parte della riforma passerà attraverso la realizzazione delle cosiddette Case della comunità Si tratta di servizi sul territorio la cui necessità emersa con forza nell'anno della pandemia e che si rendono fondamentali in un Paese che invecchia e in cui circa al 40% degli anziani afflitto da malattie croniche.
Il progetto di realizzare la Casa della Comunità consente di potenziare e riorganizzare i servizi offerti sul territorio migliorandone la qualità creando un punto unico di accesso alle prestazioni sanitarie. La Casa della Comunità diventerà strumento attraverso cui coordinare tutti i servizi offerti, in particolare ai malati cronici. Si tratterrà strutture fisiche in cui opererà team multidisciplinare di medici di medicina generale, pediatri di libera scelta, medici specialistici, infermieri di comunità altri professionisti della salute e assistenti sociali. L'investimento prevede l'attivazione di 1.288 Case della Comunità entro la metà la del 2026, che potranno utilizzare sia strutture già esistenti sia nuove. Il costo complessivo dell'investimento è stimato in 2 miliardi di euro. Entro il primo trimestre del 2022 è prevista la definizione di uno strumento di programmazione negoziata che vedrà Ministero della Salute, anche attraverso i suoi Enti vigilati come autorità responsabile per l'implementazione e il coinvolgimento delle amministrazioni regionali e di tutti gli altri enti interessati.
Ilaria Storti