Giovedì 18 aprile 2024, ore 7:07

Sicurezza alimentare

L’8 giugno vertice con i paesi del Mediterraneo

Si terrà l’8 giugno a Roma un vertice con i Paesi del Mediterraneo sulla sicurezza alimentare, in collaborazione con la Fao. Ad annunciarlo è stato qualche giorno fa il Ministro degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, Luigi Di Maio, sottolineando le preoccupazioni per la crisi del cibo scatenata dalla guerra in Ucraina. 
In realtà già da prima del conflitto lo scenario mondiale si presentava assai turbolento a causa di diversi fattori: problemi logistici nei principali scali mondiali, rallentamenti delle catene di fornitura globali, aumenti vertiginosi dei costi dei trasporti, dei noli dei container, dell’energia, e delle materie prime agricole. A tutto questo si sono aggiunti una forte ripresa della domanda, dopo la crisi del comparto Horeca dovuta dalla pandemia, e poi il conflitto in Ucraina. Così l’indice Fao dei prezzi dei principali prodotti agricoli segna +29,8% nel mese di aprile 2022 rispetto allo stesso mese del 2021, +59% rispetto a febbraio 2020 e +71% rispetto ad aprile 2020.
Mentre l’indice Ismea dei prezzi dei mezzi correnti per le coltivazioni segna un incremento del 12,5% nel IV trimestre 2021, principalmente ascrivibile a prodotti energetici (+28,5%) e fertilizzanti (+27,4%). Nel primo trimestre del 2022 l’indice registra un ulteriore incremento del 9,1%, rispetto al trimestre precedente, sempre ascrivibile ad aumenti dei prodotti energetici e dei fertilizzanti che hanno registrato incrementi di pari entità al quarto trimestre 2021.
Ma quanto pesa la guerra in corso in questo contesto? Difficile quantificarlo, ma certamente né Russia né Ucraina sono i principali partner commerciali dell’eurozona. L’etichetta di “granaio d’Europa”, divulgata sui media dall’inizio del conflitto, è dunque fuorviante. L’incidenza delle loro importazioni di prodotti agroalimentari sugli scambi mondiali, fa notare l’Ismea, Istituto di Servizi per il Mercato Agricolo Alimentare, supera di poco il 3%. Poco più rilevante è il peso complessivo nell’export di prodotti agroalimentari mondiali, pari al 3,7%. 
Ad essere rilevante è piuttosto il ruolo che Russia e Ucraina giocano negli scambi mondiali di alcuni prodotti primari: producono il 14% del frumento tenero mondiale (10% e 4%) coprendo una quota del 30% degli scambi mondiali, inoltre producono il 4% del mais mondiale (1% e 3%) con una quota del 17% degli scambi mondiali. Questo è il tasto dolente. “Cinquanta Paesi in via di sviluppo - denuncia Maurizio Martina, vicedirettore generale della Fao – ricevevano il 30% del loro grano, ben 26 erano dipendenti per metà del loro fabbisogno”. Aprire corridoi alimentari, che possano consentire l’uscita dai porti di grosse quantità di grano, risulta dunque fondamentale. Così come debellare le speculazioni in corso su più livelli, comprese le scelte protezionistiche di alcuni Paesi.
La Fao informa che sta realizzando anche un progetto di import facilities, un meccanismo finanziario per facilitare l’incontro tra domanda e offerta e compensare le differenze di prezzo, calmierando così l’aumento dei costi delle materie prime, specialmente per i Paesi più vulnerabili. Ma bisogna fare presto. Ad essere in gioco, sono la sicurezza alimentare, il diritto al cibo di qualità, e la stabilità sociale di interi Paesi.
Rossano Colagrossi
 

( 27 maggio 2022 )

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