L'accordo positivo appena firmato da Confindustria e sindacati confederali si pone il duplice obiettivo di aumentare la produttività delle imprese e, grazie a questo, di aumentare i salari”. E’quanto sottolinea il Barometro della Cisl del benessere/disagio delle famiglie, il bollettino economico quadrimestrale del Centro Studi Cisl - Fondazione Tarantelli pubblicato in collaborazione con l'istituto di ricerca Ref di Milano che in questo numero contiene un approfondimento sul tema delle retribuzioni. In Italia ”l’andamento delle retribuzioni reali di fatto resta stagnante proprio a causa di una insufficiente crescita della produttività e non ha ancora goduto dei benefici della ripresa”. La stagnazione delle retribuzioni ”costituisce un fattore di rischio del quadro macroeconomico”, aggiunge il Barometro Cisl che analizza la questione da diversi punti di vista, esaminandone determinanti e andamenti lontani nel tempo e a noi più vicini.
Sull’andamento delle retribuzioni reali in Italia pesa un deficit enorme che il Barometro Cislevidenzia con una tabella prendendo a riferimento la differenza tra Italia e Germania. ”Posto uguale a 100 il livello alla fine degli anni ’90 del costo del lavoro, della produttività del lavoro, del costo del lavoro per unità di prodotto fra Italia e Germania, oggi il costo del lavoro è quasi identico, mentre il rapporto tra la produttività italiana e quella tedesca è sceso a 80. Con il conseguente differenziale molto elevato sul costo del lavoro per unità di prodotto, salito nel rapporto tra noi e la Germania a 125”. Il prezzo altissimo pagato all’insufficienza di politiche di ricerca, innovazione, qualificazione professionale”.
Secondo la leader Cisl Furlan ”è necessario che il Governo renda non solo strutturale la detassazione del secondo livello contrattuale per agevolare il percorso di crescita della produttività e dei salari, ma bisogna intervenire anche sul cuneo fiscale attraverso una riduzione del costo del lavoro, diminuendo i contributi a carico dell’impresa e con una parallela riduzione della pressione fiscale e/o contributiva sulle retribuzioni e sulle pensioni anche per stimolare la crescita dei consumi”.
Lo scorso 9 marzo la firma definitiva dell'accordo sulla nuova contrattazione collettiva da aprte del presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, e dei leader di Cgil, Cisl e Uil, Susanna Camusso, Annamaria Furlan e Carmelo Barbagallo. Nel documento “Contenuti e indirizzi delle relazioni industriali e della contrattazione collettiva”, le parti sociali sottolineano come un sistema di relazioni industriali “più efficace e partecipativo” sia necessario “per favorire i processi di trasformazione nella manifattura e nei servizi innovativi e di supporto all'industria”. Confermati i due livelli di contrattazione, nazionale e aziendale o territoriale, favorendo il collegamento fra salari e produttività. Tra le novità l'introduzione del Trattamento economico minimo (Tem) e del Trattamento economico complessivo (Tec). Stretta in vista anche per i contratti “pirata” grazie alla misurazione della rappresentatività per le imprese. L'accordo, infatti, vuole contrastare “la concorrenza sleale causata dai contratti pirata che stabiliscono condizioni di lavoro e retribuzioni del tutto irragionevoli e non eque”. Maggiore spazio, poi, al welfare integrativo e contrattuale e alla valorizzazione dei percorsi che coniugano formazione e lavoro. Confindustria e Cgil, Cisl, Uil intendono, infine, riprendere il confronto per completare l'attuazione del Testo Unico sulla salute e la sicurezza nei luoghi di lavoro.
Commenta la segretaria generale della Cisl Annamaria Furlan: ”Questo è un accordo che arriva dalla presentazione unitaria della piattaforma contrattuale dei sindacati a Confindustria. Abbiamo lavorato tanto, oltre un anno di confronti”. Aggiunge Furlan: ”Al Paese offriamo alcuni messaggi, alcuni importanti: impresa e lavoro sono un bene comune, prezioso, salvaguardato e va assolutamente alzata la qualità del lavoro e di quello che si produce. E’ un accordo che sottolinea il valore sociale del lavoro. Abbiamo dimostrato che attraverso il dialogo e il confronto si può fare, pur rappresentando interessi diversi, c’è un legame che è il valore del lavoro. Abbiamo assistito a una campagna elettorale non bella sui temi del lavoro, noi crediamo che questo accordo contribuisca alla crescita del lavoro”.