Sabato 20 aprile 2024, ore 12:08

Giornata internazionale dei diritti delle donne

Le donne e la pandemia

Si fa presto a dire 8 marzo, si fa presto a dire ‘festa delle donne’. E poi giù una sequenza di luoghi comuni che la vincono per distacco con la fotografia della dura realtà in cui vivono le donne anche e soprattutto nel Mezzogiorno, anche e soprattutto nel Salento. Una situazione storicamente difficile a cui si sono aggiunti gli effetti catastrofici della pandemia. Già, perché il Covid-19 ha inciso profondamente sul tessuto sociale ed economico del territorio, amplificando vecchie e nuove povertà, vecchie e nuove fragilità. Tra le più colpite dalla nuova emergenza sanitaria le donne, che si sono viste spesso costrette ad abbandonare il posto di lavoro per poter offrire ‘accudimento’ ad anziani, non autosufficienti e minori in un tempo di ‘congelamento’ dei servizi ad essi dedicati. Le determinazioni assunte dal governo regionale sul versante dell'istruzione, quasi tutte volte alla scelta di privilegiare la didattica a distanza a quella in presenza hanno poi ulteriormente aggravato le condizioni sopra descritte; costringendo le famiglie a ricorrere a servizi domiciliari a pagamento (non a tutti accessibili), a forme di congedo covid (con riduzione salariale) o all'abbandono del lavoro. La vita in ambiti domestici ristretti e soffocanti ha fatto esplodere cortocircuiti di violenza che hanno visto sempre più donne e minori vittime di maltrattamenti,quasi sempre nel silenzio e nell’indifferenza sociale. Per uscire fuori da una retorica fuorviante e per certi versi pericolosa, i coordinamenti Welfare e Donne della Cisl di Lecce, a conclusione di un anno di contrattazione sociale e alla vigilia della ricorrenza dell’8 marzo, in linea con il senso profondo e vero di tale ricorrenza (condizioni di pari opportunità e di promozione delle donne nell’ambito familiare/lavorativo e sociale ), hanno voluto fare il punto sullo stato dell’arte nel Salento in merito ai servizi ai servizi a sostegno della prima infanzia, di minori e famiglie e a quelli relativi alla prevenzione ed al contrasto della violenza su donne e minori. Ne è emersa una situazione a macchia di leopardo tra i vari ambiti e i vari consorzi sociali della provincia di Lecce in cui si alternano eccellenze a forti carenze, laddove i gap di partenza del periodo pre-pandemico non solo non sono stati colmati ma, come era ovvio, si sono anche acuiti. Dal lavoro di concertazione/contrattazione sociale condotto nel 2020 all'interno delle cabine di regia territoriali di ambito/consorzio e dall'analisi delle relazioni sociali 2019 - oggetto di confronto nel luglio 2020 - è scaturita una mappatura quantitativa dei servizi territoriali relativi alla famiglia e ai minori e alla triste diade maltrattamenti/violenze. Va precisato che non sempre le informazioni fornite hanno permesso di effettuare anche una valutazione qualitativa dei servizi. Dall'analisi effettuata emergono numerosi punti di debolezza ma anche di forza, sia dal punto di vista dell’infrastrutturazione sociale che da quello dei servizi offerti. Ciò che colpisce, come detto, è la profonda disomogeneità dei servizi e delle variabili di ordine quantitativo, sia sul versante dell'offerta che della domanda. Innegabile una diffusa rete di servizi per l'infanzia e il consolidamento delle sezioni primavera, di forte aiuto alle donne e alle famiglie in generale. Non sono assenti – e in taluni casi funzionano perfettamente – i servizi innovativi per l'infanzia (ex centri ludici); la crescita e la qualificazione di tali servizi, non sempre rispondente al bisogno territoriale (basterebbe dare uno sguardo alle liste d'attesa) è stata favorita anche dal potenziamento dei buoni servizio. Proprio nell’ambito dei servizi innovativi spiccano alcuni centri ludici per la prima infanzia, in molti casi generati o sostenuti dalle ingenti risorse del piano di azione e coesione così come pregevole appare l’intervento teso all’ampliamento dei periodi di apertura delle strutture per la prima infanzia o l’ampliamento orario quotidiano che ha agevolato la conciliazione dei tempi vita-lavoro di molte famiglie. La rete territoriale, però, non risulta altrettanto strutturata per quanto attiene i centri diurni per minori così come pure quella per disabili, centri che hanno subito forti ripercussioni a causa dell'emergenza covid. In diversi ambiti/consorzi è stato riconfermato il servizio ADE (la cosiddetta ‘educativa domiciliare’) che ha rappresentato non solo un'ancora per i minori ma anche per l'intero nucleo familiare di riferimento, spesso afflitto da problemi di natura socio-economica. Non tutti gli ambiti/consorzi hanno attivato i centri di ascolto per la famiglia, che hanno assunto particolare rilievo nel periodo covid a causa del crescente disagio sociale e relazionale. Va detto, tuttavia, che in alcune realtà dove sono stati attivati con cura e attenzione, spiccano delle esperienze di pregio, esperienze che hanno reso tali strutture veri centri di ascolto e di servizio a sostegno della genitorialità. Tali centri erogano prestazioni altamente qualificate, servizi di mediazione dei conflitti e spazio neutro per il raffreddamento dei conflitti di coppia. Proprio per questo si avverte l’esigenza di una più adeguata diffusione e armonizzazione territoriale delle best practis che possano essere di riferimento virtuoso anche per le altre realtà della provincia. Il sempre più elevato numero di utenti è l’attestazione più evidente del valore di questa apertura del sociale verso tali presidi di sostegno alla genitorialità. Pochi invece i centri socio-educativi per minori e le strutture residenziali per minori, mentre sembrano buone le prestazioni offerte dalle varie equipe di affido ed adozione che hanno sostenuto un crescente numero di famiglie impegnate in tali percorsi.

Anche sul versante della prevenzione e del contrasto ai maltrattamenti e alle violenze su donne e minori la rete territoriale appare a macchia di leopardo. Solo alcune realtà si sono dotate di CAV (centri antiviolenza) o, in alternativa, di una casa rifugio. In molti casi il servizio è stato appaltato a cooperative sociali o a centri che operano sull’intero territorio provinciale. L’oscillazione dei dati, da contesto a contesto ed anche all’interno di diverse realtà della stessa area territoriale di riferimento, si presta a diverse possibili interpretazioni: la ritrosia delle vittime a denunciare ed a rendere pubblico quanto viene secretato nel privato; oppure una non ancora radicata azione da parte dei presidi territoriali chiamati ad intercettare tale disagio e ad offrire servizi di supporto e tutela. In taluni altri casi il crescente e rilevante ordine numerico delle situazioni prese in carico attesta una realtà sociale più ‘a rischio’, determinata da dinamiche di ordine sociale ed economico che sono esplose a causa della persistente crisi e dell’emergenza sanitaria ancora in corso. In tali realtà l’azione delle strutture dedicate di ambito/consorzio ha rappresentato un’ancora per le tante donne ed i tanti minori a rischio o già oggetto di maltrattamento e violenza fisica o psicologica. Dinanzi al cambiamento radicale e in peggio dello scenario circostante la Regione Puglia ha prorogato di un ulteriore anno la validità del Piano Sociale varato nel 2017. Ciò rischia di generare negli ambiti e consorzi sociali la tentazione di una semplice riproposizione dei servizi pre-esistenti, in un tempo di profonda mutazione Un tempo di fermo, di sospensione, di attesa . Come Cisl di Lecce auspichiamo che il 2021 sia, invece un tempo per ripensare il sistema dei servizi territoriali in termini qualitativi, di innovazione e di sostenibilità. Un tempo per riconsiderare il fabbisogno delle unità preposte alla programmazione ed alla gestione dei servizi, in una logica di valorizzazione delle competenze acquisite e di diritto del lavoro. Per questo ci spenderemo all’interno delle sedi preposte. Inoltre, occorrerà un particolare impegno, a tutti i livelli, affinché al crescere dei bisogni e all’insorgere di vecchie e nuove povertà, a partire da quella educativa, corrisponda un progressivo aumento degli stanziamenti. Ciò deve andare di pari passo con una programmazione mirata all’ottimizzazione nella spesa e al perseguimento di obiettivi prioritari e strategici, evitandone la dispersione in mille rivoli. Più risorse, dunque, per recuperare lo storico sottofinanziamento del welfare locale (in particolar modo nel Mezzogiorno del Paese) ed una generale inadeguatezza della rete di protezione sociale, anche a fronte della crescente domanda di interventi e servizi. Più risorse per una infrastrutturazione sociale che garantisca i principali diritti di cittadinanza in modo omogeneo su tutto il territorio nazionale”.

Ada Chirizzi

Segretario generale Cisl Lecce

( 8 marzo 2021 )

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