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Banche

Mps: verso proroga più lunga per lo Stato

La presenza dello Stato nel capitale del Monte dei Paschi di Siena potrebbe durare anche più di quanto si era ipotizzato all’indomani del fallimento della trattativa tra il Mef e Unicredit. Il governo non ha certo rinunciato alla privatizzazione, ma l’orientamento che starebbe emergendo nei colloqui con la Commissione Europea - secondo quanto ha riportato Il Sole24Ore - sarebbe quello di accordare una proroga più lunga dell’anno o due di cui si è parlato finora. E’ possibile che il Tesoro, che controlla la banca con il 64% delle azioni, resti al timone fino al 2025, alla scadenza cioè del nuovo piano industriale. Inoltre, l’aumento di capitale potrebbe rivelarsi inferiore rispetto alla stima di 2,5 miliardi circolata per mesi. Il motivo è semplice: i conti di Mps vanno meglio del previsto e la robusta ripresa dell’economia italiana, pur gravata dalle incertezze sul decorso della pandemia, autorizza un certo ottimismo. 
Resta da vedere se i fatti confermeranno questi rumors. In ogni caso non si può non intravedere un cambiamento nel clima che circonda Mps. Per anni dipinta come un buco nero capace solo di inghiottire le risorse che vi venivano via via immesse, un fardello insostenibile del quale liberarsi al più presto e a tutti i costi, adesso la banca viene considerata un asset da valorizzare. Non è una novità per First Cisl, che lo ha sempre sostenuto anche quando non era popolare farlo. Ma è una novità per larghissima parte del mondo politico, dell’establishment economico e del circuito mediatico. A certificare l’inversione di tendenza sono state tra l’altro anche le parole pronunciate in un’intervista a La Stampa dal ceo di Intesa Sanpaolo Carlo Messina, secondo cui solo in Italia può destare scandalo che lo Stato mantenga una presenza in una banca per un periodo di tempo limitato. E del resto basterebbe sporgersi per un attino fuori dai confini nazionali per constatare che Messina ha ragione. 
“L’operazione con Unicredit avrebbe comportato lo spezzatino, dal momento che la banca guidata da Andrea Orcel chiedeva di acquisire solo un perimetro selezionato. Vi sarebbero state conseguenze sia per la clientela che per i lavoratori, esposti alla mobilità territoriale e professionale, o al passaggio in Mediocredito Centrale per quanti fossero rimasti fuori dal perimetro. Insomma Mps - osserva il segretario generale di First Cisl Riccardo Colombani - avrebbe perso la sua integrità e l’avrebbe persa proprio nel momento in cui il risanamento è avvenuto, come dimostra l’utile di 388 milioni di euro realizzato nei primi nove mesi dell’anno. Certo, serve in tempi brevi un aumento di capitale, ma del resto anche l’ad Guido Bastianini lo ha detto di recente in audizione alla Commissione bicamerale d’inchiesta sulle banche”.
L’aumento di capitale è fondamentale per rilanciare la banca e aumentare il credito così come il credito, sostiene il numero uno dei bancari della Cisl, è vitale per l’economia dei territori. “Siamo in una fase di riprese per la nostra economia, che crescerà del 6% quest’anno e del 5% nel 2022. Queste condizioni consentono a Mps, se ricapitalizzata, di fare più ricavi e guardare al futuro con fiducia. È necessario però che la banca resti pubblica per il tempo necessario affinché lo Stato recuperi il suo investimento. La proroga di un anno di cui si parla è insufficiente. Poi, una volta che il rilancio sarà concluso - conclude Colombani - Mps potrà essere privatizzata”.
Carlo D’Onofrio
 

( 29 novembre 2021 )

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