Sabato 20 aprile 2024, ore 14:36

Istruzione 

Scuola, tutti contro tutti 

Sono oltre 640 mila gli studenti delle scuole superiori che sono tornati in classe ieri. Alunni delle quattro Regioni italiane che hanno deciso il rientro: i 256 mila del Lazio, i 13 mila del Molise, i 176 mila del Piemonte e i 196 mila dell'Emilia Romagna. Questi ragazzi si sommano a quelli delle Regioni Toscana, Valle d'Aosta e Abruzzo che già dall'11 gennaio frequentano in presenza al 50%. In Trentino le scuole hanno riaperto dal 7 gennaio.
Nel frattempo, a Dpcm già chiuso (come fa notare l’opposizione), il Comitato tecnico scientifico dà la sua benedizione al rientro.
I ragazzi, ha spiegato il Cts riunito d'urgenza domenica, possono tornare in presenza nella misura del 50% e fino al 75%. Di parere opposto, Walter Ricciardi, direttore scientifico degli Istituti Maugeri e consulente del ministro della Salute Roberto Speranza, secondo il quale il rientro ”è sconveniente perché ogni attività di massa in questa fase va bloccata”.
La confusione regna sovrana. Come dimostrano anche le sentenze dei Tar, che hanno annullato le ordinanze di Emilia Romagna e Lombardia che rinviavano il ritorno in classe. E su questo, il presidente della Conferenza delle Regioni, Bonaccini, ha lanciato un avvertimento: attenzione a ”delegare le decisioni”, si finisce per far ”governare i Tar”.
In una situazione in cui la scuola va avanti in una sorta di caotica ”autogestione”, il Miur ha deciso di aggiungere confusione alla confusione fissando al prossimo 13 aprile lo svolgimento delle elezioni per il rinnovo del Consiglio Superiore della Pubblica Istruzione. I sindacati vanno all’attacco. L’ordinanza sulle elezioni era stata predisposta ai primi di dicembre, quando era ancora viva la speranza che gli eventi prendessero una piega un po’ diversa e che il calo dei contagi continuasse. Così non è stato, però. ”Come si può pensare - si chiede a proposito la segretaria generale della Cisl Sucola, Maddalena Gissi - di mettere in moto, avendo appena prorogato al 30 aprile lo stato di emergenza, e con gran parte delle attività scolastiche ancora a distanza, la complessa procedura di una consultazione elettorale da svolgere in presenza? È vero che l’ultimo articolo dell’ordinanza contempla la possibilità, in base all’andamento della situazione, di individuare modalità diverse per lo svolgimento della propaganda e delle operazioni di voto: ma è davvero pensabile che ciò possa avvenire facilmente, nei tempi ristretti che comunque determina la data delle elezioni fissata al 13 aprile?”. È la stessa ordinanza, fa notare la sindacalista, ad affermare che “dovrà essere assicurata e favorita la più ampia partecipazione di tutto il personale della scuola alle operazioni elettorali”. Come ciò sia possibile, in una situazione che impone restrizioni di ogni sorta alla mobilità e agli incontri fra le persone, è difficile da capire. "L’anno scorso - ricorda Gissi - si fecero slittare di qualche mese le elezioni regionali. Perché non fare lo stesso col CSPI, come richiesto dai sindacati quando fu presentata la bozza di ordinanza, e come avvenuto per le Rsu? Perché sacrificare alle ristrettezze imposte dall’emergenza pandemica un così importante momento di partecipazione e di democrazia?".
C’è inoltre un aspetto che, secondo il sindacato, non può sfuggire al Ministero: le  scuole e i loro uffici stanno vivendo "una situazione di enorme difficoltà, costrette a modificare continuamente l’organizzazione del servizio". Cisl Scuola mette in guardia dal "sovrapporre alle loro fatiche anche quella di sovrintendere a una procedura di notevole complessità e delicatezza, ancor più se venisse mantenuta la decisione di procedere al rinnovo delle graduatorie ATA, per le quali sono in ballo numeri abnormi".
"È davvero inconcepibile, in frangenti come questo - conclude Gissi - tirare dritto come se stessimo vivendo una situazione di ordinaria e tranquilla normalità. Si ritrovi per favore un minimo di buon senso":

( 18 gennaio 2021 )

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