In Italia ci sono molti stranieri, 5.144.000 a fine 2017, ma nessuna invasione. Dal 2013, infatti, la percentuale si aggira intorno all’8%. L’anno scorso era all’8,5%: l’aumento di pochi decimali all’anno è dovuto soprattutto alla diminuzione della popolazione italiana. I dati arrivano dal Dossier statistico immigrazione 2018 Idos.
In Europa, l’Italia viene dopo la Germania, che conta 9,2 milioni di residenti stranieri, e il Regno Unito, con 6,1 milioni. Superiamo di poco la Francia (4,6 milioni) e la Spagna (4,4), che però ha 46 milioin di abitanti. Anche l’incidenza sulla popolazione complessiva, pari all’8,5%, è più bassa di quella di Germania (11,2%), Regno Unito (9,2%) e diversi altri paesi più piccoli dell’Unione, dove i valori superano anche in maniera consistente il 10% (Cipro 16,4%, Austria 15,2%, Belgio 11,9% e Irlanda 11,8%).
Il Dossier rileva diverse caratteristiche degli immigrati che risiedono in Italia. Provengono da quasi 200 diversi paesi del mondo. Per la metà (2,6 milioni) sono cittadini di un paese europeo (di cui 1,6 milioni, pari al 30%, comunitari), mentre un quinto (1 milione) viene dall’Africa e una quota solo di poco inferiore dall’Asia. Gli americani sono circa 370.000 (7,2%), per lo più cittadini latino-americani (6,9%). I romeni costituiscono la collettività di gran lunga più numerosa (1.190.000 persone, pari al 23,1% di tutti i residenti stranieri), seguiti da albanesi (440mila e 8,6%), marocchini (417mila e 8,1%), cinesi (291mila e 5,7%) e ucraini (237mila e 4,6%). Queste prime 5 collettività coprono la metà (50,1%) dell’intera presenza straniera in Italia, mentre le prime 10 (per arrivare alle quali occorre aggiungere, nell'ordine, Filippine, India, Bangladesh, Moldavia ed Egitto) arrivano a poco meno dei due terzi (63,7%).