Un documento di lavoro attuale, centrato e strategico per le scelte del futuro. Ci riferiamo ai contenuti di “Transizione digitale e Intelligenza Artificiale”, studio realizzato dal Coordinamento Attività Internazionali della Cisl in collaborazione con gli uffici studi delle federazioni di categoria. Un documento che è il risultato di un seminario che ha messo l'accento sul rapporto tra l'era 5.0 e l'organizzazione del lavoro. “Un’autentica rivoluzione, destinata ad impattare pesantemente sulla vita privata e pubblica, sul mondo produttivo e del lavoro, sulla pubblica amministrazione e sulla politica, - dicono i promotori del documento - facendo emergere nuovi diritti individuali e collettivi analogamente a quanto già accaduto nel passato al verificarsi dei grandi cambiamenti storici”. E poi paradossalmente l'emergenza sanitaria ha accelerato i processi: “La pandemia da Covid-19 ha impresso un impulso a questa evoluzione tecnologica, favorito dall’adozione di metodi e strumenti di lavoro, condivisione e comunicazione a distanza (smartworking, webinar) e dagli interventi decisi dai governi nazionali e dall’Ue in linea con Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile”. Per il sindacato tutto questo pone non pochi problemi a partire dalla necessità di garantire le tutele e sostenere la riqualificazione dei lavoratori di fronte alle nuove mansioni richieste. “Il rischio è alto per quei lavoratori espulsi dal ciclo produttivo, o ridotti a meri spettatori di ciò che fanno le macchine. - si legge nel documento - E la questione cruciale non riguarda solo l’avverarsi della profezia di Jeremy Rifkin sulla fine del lavoro umano a vantaggio dalle macchine, quanto fare i conti con la possibilità che anche il controllo del processo sia assunto dalla macchina (o meglio, dall’algoritmo)”. Ecco dunque la necessità di capire da parte dell'organizzazioni sindacali e soprattutto il bisogno di mettere in atto forme di controllo e partecipazione sociale dei nuovi processi. Scenari che coinvolgono i sindacati mondiali e gli organismi delle Nazioni Unite: ad esempio nel 2019 l’Oil ha svolto un’ampia riflessione sui cambiamenti antropologici e sociologici del “lavoro” e l’Actrav, l’ufficio per le attività dei lavoratori ha organizzato iniziative dedicate agli scenari futuri del “dialogo sociale” e degli attori sociali di fronte al ruolo crescente dell’intelligenza artificiale. Il tema è al centro soprattutto considerando che, secondo 350 esperti guidati dalla ricercatrice Katja Grace del Future of Humanity Institute dell'Università di Oxford, l'IA “supererà le prestazioni degli esseri umani entro 10 anni in settori come la traduzione delle lingue, qualunque saggio di scrittura a livello di scuola secondaria e la guida di camion”. Solo per fare qualche esempio. “Sfide enormi per il sindacato che, negli ultimi due anni, ha dovuto coniugare lo sforzo per contrastare gli effetti devastanti della pandemia e la difesa dei posti di lavoro nei programmi per la resilienza e il rilancio delle economie su scala planetaria”. Quello dell'IA e il lavoro è un binomio che sarà fisso nell'agenda dei sindacati anche come proposte concrete per passare ai fatti secondo quattro direttrici: partecipativa, distributiva, cognitivo-formativa e finanziaria-industriale. “Il cambiamento deve riguardare tutti gli attori, non solo nel lavoro - aggiungono - tutti devono essere alleati nella realizzazione di un nuovo umanesimo nell’era Tech che abbia nel rispetto della dignità della persona e nella sua valorizzazione i suoi principali obiettivi”. 
An. Ben. 

( 18 ottobre 2021 )