Sabato 20 aprile 2024, ore 10:39

G8 2001

La notte di Genova

Il vertice dei capi di stato e di governo chiamato G8, svoltosi a Genova tra il 19 e il 22 luglio 2001, comprendeva i rappresentanti di Italia, Francia, Germania, Regno Unito, Canada, Stati Uniti, Giappone, Russia, più l’U nione Europea nella persona del Commissario Romano Prodi e del Presidente di turno del Consiglio europeo. Ma a Genova si contrapponevano due mondi: quello dei “gran di della terra” che avevano dato prova di incredibile cinismo e prepotenza e quello dei semplici, che avevano cercato di fare pacificamente breccia dentro l’inadempienza dei leader. Un mondo diverso sembrava possibile, la violenza di frange consistenti del movimento e dello Stato, con le pagine buie della Diaz e di Bolzaneto, fecero il resto. I temi di allora però restano intatti: fame, oppressione, mancanza di libertà e democrazia, globalizzazione da regolamentare e guidare, nonviolenza, economia equa e solidale, debito e tanto altro. Nel luglio del 2001 vennero alla luce gruppi giovanili di diverse provenienze culturali accomunati da un’idea forte: un altro mondo è possibile. Ma allora ci fu un fallimento totale, tra errori ed orrori con le irresponsabilità e la totale inadeguatezza con cui fu gestito il G8 restano una ferita aperta. Una vita spezzata quella del giovane manifestante Carlo Giuliani e una distrutta per sempre quella del giovane carabiniere Mario Placanica, le due vittime più note. Ma tante ferite, fisiche e psicologiche. Per garantire lo svolgimento in “piena sicurezza” la città venne divisa in “zona gialla” (con parziali limitazioni d’ac cesso) e “zona rossa” a cui potevano accedere solo i residenti provvisti di uno specifico pass. Quest’ultima era protetta da alte inferriate metalliche e nelle strade sistemate container per spezzare il percorso dei cortei. In quei giorni Genova fu una città occupata, che alimentava un clima di paura e di violenza imminente. In quel periodo in tutto il mondo sorgevano movimenti di protesta giovanili, detti “no global”, contro il processo di globalizzazione che accentrava le ricchezze in mano di pochi paesi e ovunque produceva disuguaglianze. Le prime grosse manifestazioni si ebbero a Seattle (USA) nel novembre 1999 durante il vertice dell’Organiz zazione Mondiale del Commercio. Fu la prima giovane generazione che si affacciò al nuovo secolo, il Ventunesimo. I protagonisti di allora sono diventati adulti quarantenni e la successiva generazione (nata nei primi anni Duemila) è già maggiorenne. Il secondo governo con Silvio Berlusconi Presidente del Consiglio, e Gianfranco Fini vicepresidente, si era appena insediato, mentre il sindaco di centrosinistra del Comune era Giuseppe “Beppe” Pericu (1997-2007), che scese in piazza in maniche di camicia e col megafono in mano per impedire che un gruppo di manifestanti desse l’assalto alla zona rossa. Chi scrive aveva organizzato in qualità di collaboratore della Fondazione Casa America (fondata dal parlamentare europeo Roberto Speciale) un seminario di studio (svoltosi nella sua sede di Villa Rosazza dall’11 al 13 luglio) sulla proposta andina di uscita dal debito in Bolivia, Perù ed Ecuador. Un incontro con l’a desione della rete Perù Jubileo 2000 e dal MLAL (Movimento Laici America Latina), che aveva l’o biettivo di condividere esperienze e proposte per avviare processi democratici di sviluppo umano integrale nell’ambito dei rapporti Sud/Nord del mondo. Veniva proposta l’applicazione dei meccanismi di conversione del debito in investimenti sociali e ambientali con l’im prescindibile partecipazione della società civile. Il debito estero, per il modo in cui era stato originato e per i meccanismi con i quali veniva gestito, rappresentava per i latinoamericani un meccanismo di violazione dei diritti umani. In tal senso già due anni prima al vertice del G7 di Colonia erano stati sottoscritti degli accordi che però rimasero sulla carta. La Chiesa genovese presieduta dal Card. Dionigi Tettamanzi aprì le porte ai giovani desiderosi di partecipare e di discutere; Bruno Musso (manager e appassionato di teologia) curò la pubblicazione di suoi interventi dal titolo “Globa lizzazione: una sfida” che fu presentata in una grande assemblea di associazioni cattoliche al Teatro Carlo Felice la prima settimana di luglio. Il settimanale “Famiglia cristiana” aveva pubblicato in anteprima un Manifesto programmatico consegnato al segretario generale del Ministero degli affari esteri, Umberto Vattani. Chi protesta, aveva affermato il Card. Tettamanzi, vuol fare del G8 di Genova uno strumento della lotta alla povertà, mettendo al primo posto nell’agenda dei lavori il senso della giustizia e della solidarietà. E’ positivo che i credenti stiano riscoprendo l’impegno concreto e il patrimonio di esperienze del pensiero sociale cristiano. Il discernimento dei fenomeni storici, sociali e culturali va operato con l’in telligenza, con la ragione umana. Per Tettamanzi la fede guida l’intelligenza verso soluzioni pienamente umane. Gli interventi del padre comboniano Alex Zanotelli venivano seguiti con entusiasmo, segno evidente che quei giovani avevano bisogno di testimoni coerenti. Il 19 luglio la prima manifestazione dei migranti alla quale parteciparono oltre 50 mila persone si svolse pacificamente perché questo era lo spirito che animava la grande maggioranza. Purtroppo, i temi sollevati scomparvero dal dibattito pubblico e tutti i media si concentrarono sulle violenze dei black bloc e della polizia. In quel momento si chiuse di fatto il G8, oltre le ricostruzioni storiche, i processi, le condanne e le assoluzioni, il tempo che scorre senza una condivisione di memoria collettiva. Genova ferita resta in attesa.

Luca Rolandi e Salvatore Vento

( 18 luglio 2021 )

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