La sinistra in Europa non sta bene. A parte l'inglese Jeremy Corbyn, che a sorpresa ha perso le elezioni di un soffio contro la premier conservatrice Theresa May, una quasi vittoria insomma, in Francia i socialisti sono scesi sotto le due cifre, in Germania dove si voterà a breve la Spd rischia l'ennesima sconfitta contro la Merkel ed in Spagna governa il popolare Mariano Rajoy. Ed in Italia? Beh, in Italia la sinistra o meglio il centrosinistra, deve capire bene cosa sarà, se una versione aggiornata delle teche politiche di una volta, sul tipo Ulivo od Unione, o qualcosa d'altro ma ancora non si intravede bene cosa. Il fatto è che il Pd, il principale partito del centrosinistra, ha ancora buoni numeri stando ai sondaggi, perlomeno rispetto ai socialisti francesi, ma non si trova d'accordo sulla leadership. Le primarie recenti hanno riconfermato Matteo Renzi, ancora stordito dalla sconfitta referendaria del dicembre scorso, segretario e leader del partito ma una parte dello stesso Partito democratico non ci sta, o meglio vorrebbe condizionare politicamente l'ex Premier per spingerlo ad una alleanza con la sinistra che sembra lentamente riorganizzarsi sotto la guida dell'ex sindaco di Milano Giuliano Pisapia. Ma davvero esiste questa opzione politica concreta? Sabato mentre la sinistra, il campo progressista che ha scelto Pisapia, manifestava a Roma, Matteo Renzi parlando al Pd spiegava il proprio punto di vista: non ha senso tornare all'Ulivo, avvertendo compagni di partito ed alleati che lui non si farà logorare. In un Paese come l'Italia, ancora incerto sul sistema elettorale con cui andrà a votare l'anno prossimo, il rischio che il quadro politico delle alleanze si componga a seguito, e non a traino, delle necessità contingenti dell'Italia è forte. Prendiamo il caso che resti, di fatto, in vigore un sis tema proporzionale, beh è evidente che in quel caso in molti, tra i partiti, anziché annunciare prima le loro alleanze si presenteranno al voto con le mani libere, per poi decidere le intese una volta contato il proprio peso elettorale. La solita furbata, penseranno i nostri lettori ed è probabile, cosa davvero tragica, che lo pensino soprattutto i nostri politici. Diciamo tragica perché in un contesto così complicato come quello attuale, con l'emergenza immigrazione, i nostri conti (il debito) sotto controllo, una ripresa che c'è ma i cui benefici ancora non si misurano concretamente, la disoccupazione che risale, beh in un contesto del genere un sistema proporzionale senza nessuna garanzia di governabilità dopo il voto, se non quella cui eravamo abituati nella Prima Repubblica, non è certo ciò che serve all'Italia. Mai come in questo momento infatti una sottolineatura chiara delle alleanze con relativi programmi, centrosinistra, centrodestra, Movimento di Grillo, sarebbe utile per non ritrovarsi nel caos dopo il voto. Certo, c'è l'ipotesi larghe intese dopo il voto, insomma il patto Renzi - Berlusconi di cui si scrive da tempo, ma questo patto se ci sarà il proprio programma lo stenderà dopo e non prima delle elezioni politiche. Per queste ragioni, il ritorno sulla scena di Romano Prodi, oltre che a ricordare una stagione passata del centrosinistra con due vittorie e due sconfitte, sembra star li a ricordare che lasciare il maggioritario, seppur all'italiana, per tornare ad un proporzionale potrebbe essere un rischio. Vedremo, di certo in queste ore Pisapia e Renzi sembrano ancora distanti, perlomeno nell'idea di centrosinistra possibile da realizzare. Se ne è accorto anche il sindaco di Milano, Giuseppe Sala, che pure sta con il Pd, ma che ha detto "di vedere buone idee" in entrambi i campi anche se ad ora gli "sembra impossibile un accordo tra Renzi e Pisapia" con l'aggiunta pure di un suo giudizio personale su Renzi che lui giudica "troppo indisponente". Il fatto è - e questo sia nel Pd che a sinistra dovrebbero averlo presente - che Renzi i propri successi politici li ha ottenuti tutti puntando su un certo antagonismo sia verso la sinistra che all'interno del Pd. È stato così quando ha vinto le primarie Pd per diventare sindaco di Firenze la prima volta, è stato così quando ha sostituito Enrico Letta a Palazzo Chigi e pure nelle sue Leopolda non lesinava critiche alla sinistra tradizionale ed a certe abitudini politiche del Pd. Chiedergli di cambiare adesso sembra piuttosto difficile. A meno che qualcuno, nel Pd o a sinistra, non sogni di rottamarlo.