Marciare uniti per colpire divisi o marciare divisi per colpire uniti? Dovessimo ragionare con ironia sulle contraddizioni del centrodestra italiano in questo fase politica, verrebbe da giocare con un calembour della storia che sta tra la rivoluzione e la farsa. Sì, perché in questo momento in cui il Partito democratico, con le primarie, va verso una nuova investitura a Matteo Renzi leader (seppur dopo alcune uscite sensazionali dal partito come Massimo D’Ale - ma e Pierluigi Bersani) ed il Movimento 5 Stelle di Beppe Grillo comincia a misurare la propria maturità di Governo (che verrà, se verrà), con proposte quotidiane sul Blog, il centrodestra spezzettato, se trovasse un modo di conciliare le proprie somme (di indicazioni di voto, almeno stando ai sondaggi) potrebbe essere ancora competitivo. Certo, come diceva il grande comico Totò, da poco celebrato nel 50mo dalla sua morte, “è la somma che fa il totale” ma, in politica, bisogna che il totale sia d’accordo. In questi mesi, invece, dentro al centrodestra abbiamo assistito a linee contraddittorie. Sui temi, sul leader e sul rapporto con Matteo Renzi, ex premier e probabile leader confermato (attraverso primarie) del centrosinistra. Forza Italia, su Renzi ad esempio, non ha un atteggiamento ostile a priori, di critica, ma - forse anche memore del patto sul Nazareno che fu per le riforme costituzionali – il partito di Berlusconi si muove per il dialogo. La Lega di Matteo Salvini e Fratelli d’Italia di Giorgia Meloni invece hanno una linea critica, verso Renzi, che non prevede dialoghi per eventuali riforme costituzionali o alleanze di grossa coalizioni da metter su dopo le prossime politiche, a seconda di come andrà nelle urne. Secondo aspetto di divisione nel centrodestra, la leadership. Salvini, che di fatto ha già stretto una alleanza con la Meloni, non ne vuole sapere di dare per scontata una leadership nel centrodestra targata Forza Italia. Anzi, puntando sulla crisi di voti (almeno nelle intenzioni di voto dei sondaggi) di Forza Italia, Salvini sembra intenzionato a riequilibrare i rapporti di forza nel centrodestra, a cominciare dal tema dei temi: chi dovrà essere il candidato premier. Terzo aspetto, i temi. Sull’immigra - zione, infatti, il pugno duro di Lega e di Fratelli d’Italia che dice basta sbarchi, rimandiamoli a casa (i migranti), fermiamoli sulle coste nord africane prima che partano e facciamo il pugno duro con la Unione Europea perché si faccia carico dei costi di una emergenza che affronta solo l’Italia, non sembra trovare una sponda nella linea più moderata del partito di Berlusconi che, non dimentichiamolo, esprime il forzista Antonio Tajani come Presidente del Parlamento Europeo, simbolo della Ue (contro cui Salvini e Meloni sparano critiche politiche quasi ogni giorno). In fondo, dovessimo trovare una sintesi al calembour dell’inizio, marciare uniti per colpire diviso marciare divisi per colpire uniti, la crisi del centrodestra sta appunto nella mancata risposta a questo calembour. Le elezioni amministrative di giugno, tra poche settimane, saranno un test per misurare il rapporto tra condivisione & repulsione che intercorre tra i partiti del centrodestra. Se la lancetta spingerà verso la condivisione, ci saranno un paio di nodi, soprattutto uno - chi sarà il leader - da risolvere. Vedremo. Nell’attesa, una fonte ha rivelato a Conquiste che per settembre (insomma nel periodo di ripresa della politica dopo la pausa estiva) sarebbe in arrivo una Leopolda dei sovranisti del centrodestra. Dovrebbero esserci la Lega, Fratelli d’Italia e quella parte di Forza Italia che sulle critiche all’euro ed all’Ue è vicina alle posizioni leghiste. Unico appunto: non chiamatela Leopolda, nel centrodestra potrebbero urtarsi. Troppa evocazione del renzismo, in quel nome. Mentre i sovranisti, di Renzi, non ne vogliono sapere. L’unico Matteo (di nome)che riconoscono è Salvini. Per cui, verrebbe da scherzare, centrodestra si ….Salvini chi può. Le politiche non sono poi così lontane