Mercoledì 24 aprile 2024, ore 22:41

Dal giornale al sindacato, la lezione di Giulio Pastore

Stop ai finanziamenti destinati ai giornali di partito e agli organi di movimenti politici e sindacali. Dopo anni di polemiche, il ddl di riforma del settore presentato dal Partito democratico e dal sottosegretario all'editoria Luca Lotti, atteso per il prossimo 22 febbraio all'approdo in aula alla Camera, cambia le regole sui contributi pubblici all'editoria. Chissà cosa ne avrebbe pensato Giulio Pastore, fondatore della Cisl ma anche di numerosi giornali, tra cui il nostro. Per capirlo occorre tornare alle origini di Conquiste del Lavoro - il cui primo numero è datato 24 dicembre 1948 - ma anche alle origini della Cisl - avvenuta un anno e 5 mesi più tardi, il 30 aprile 1950 - ed al progetto originale che sottintendeva ad entrambe: l'emancipazione sociale dei lavoratori che passava attraverso un percorso di emancipazione culturale e morale della classe lavoratrice, atta farne classe dirigente. Un'eredità carica di responsabilità per chi oggi è chiamato a reinterpretare quel progetto alla luce dei cambiamenti intervenuti nel mondo del lavoro. Ne abbiamo parlato con Andrea Ciampani, professore di Storia contemporanea e Storia del movimento sindacale presso l'Università Lumsa di Roma.

Professore, quanta importanza ha avuto l'attività giornalistica nella vita di Pastore?

Giulio Pastore si è sempre impegnato nel mondo del giornalismo, fin da quando era un giovanissimo militante del movimento cattolico in Valsesia. E ha continuato ininterrottamente questa sua passione fino alla morte. All'inizio si è dedicato ai giornali del movimento cattolico valsesiano come "Il Monterosa", poi si è dedicato a "Il Cittadino" di Monza. E quando il regime fascista gli ha impedito di continuare questa attività come direttore de "Il Cittadino", ha proseguito attraverso i giornali dell'Azione Cattolica nella gioventù cattolica piemontese. Così come ha continuato a scrivere a Roma, dove era approdato con Luigi Gedda, a volte firmando con il suo nome per esteso, altre volte sotto pseudonimo. Un'attività portata avanti anche quando fu costretto alla clandestinità e poi dopo la Liberazione, prima di dare vita a Conquiste del Lavoro.

Che però segna un passaggio particolare nell'attivismo di Pastore...

Sì. La nascita di "Conquiste" segna un momento di passaggio nella vita di Pastore e anche nella vita di Pastore giornalista. Dagli anni Venti agli anni Quaranta, infatti, il suo mondo di riferimento era stato il mondo cattolico e la sua partecipazione all'attività giornalistica rappresentava appunto una modalità di essere un militante cattolico nel dibattito pubblico. Nel 1949 la prospettiva cambia: "Conquiste del Lavoro" vuole essere il tentativo di esprimere sì la voce dei lavoratori, ma lavoratori che stanno costruendo una nuova identità nella cultura italiana, perché la Cisl introduce qualcosa di nuovo nella cultura sindacale del nostro paese. Il giornale, allora, non è più semplicemente un mezzo di trasmissione o di diffusione di un punto di vista, ma lo strumento per fotografare una realtà nuova con lenti nuove. Da qui il profondo legame tra la formazione e l'informazione. E la Cisl vincerà negli anni Cinquanta la sua sfida proprio collegando l'azione sindacale all'attività di formazione dei quadri sindacali.

E cosa resta di questa esperienza negli anni successivi della vita di Pastore?

La passione e l'attenzione anche per la tecnica con cui si fa un giornale Pastore non l'abbandona mai. Soprattutto non l'abbandona da un punto di vista più generale, cioè il collegare l'informazione con la formazione. Anche quando Pastore diventa ministro ed in questo ambito dà vita ad una rivista di cui sarà anche direttore e che si intitola "Il Nuovo Osservatore". Inizialmente il giornale viene affidato alle sapienti mani di Mario Romani che ne confeziona l'impostazione e questo nesso tra cultura, informazione - in questo caso specialistica - e mondo politico (a cui faceva riferimento Pastore, ministro per lo sviluppo del Mezzogiorno). Poi è Pastore stesso che assume la direzione della rivista che manterrà fino al 1969, quando morirà.

Professore, da allora non solo il mondo del lavoro ma anche quello dell'informazione hanno subito cambiamenti radicali. Cos' è, a suo avviso, ancora attuale della visione di Pastore?

L'idea di fondo, che Pastore ha mantenuto per tutta la sua vita, è che l'emancipazione del mondo del lavoro - che poi è il cuore della sua passione - passa attraverso la diffusa cultura originale, che non sia mutuata dai gruppi dirigenti al potere nei diversi momenti, che non sia omologata, ma che sia in grado di esprimere un proprio punto di vista. Naturalmente non basta l'articolo giornalistico. Dietro l'articolo giornalistico ci deve essere una cultura che alimenta questo punto di vista nuovo sulle realtà nuove. E' questa la sfida, vale a dire il saper coniugare la professionalità con una cultura nuova. E ci vuole questa connessione tra il luogo dell'elaborazione culturale e la capacità di un giornale o di una rivista di saperla veicolare al pubblico più ampio possibile. Non come indottrinamento. Pastore era assolutamente contrario all’indottrina - mento contro il quale ha sempre combattuto. Ma come una partecipata condivisione, un'idea di inclusione di chi sta ai margini dei luoghi in cui si produce la cultura dentro il cuore di una cultura nuova. Sta qui la difficoltà per il giornalismo - della Cisl in particolare, ma anche in generale - dell'approccio che vuole offrire Pastore. Ed è illuminante a questo proposito il titolo della sua rivista all'interno del mondo politico: "Il Nuovo Osservatore", cioè colui che osserva la realtà e cerca di comprenderla. E da questa comprensione deriva anche l'informazione, che emerge come capacità di entrare dentro la realtà, nella convinzione che in questo modo si crea la partecipazione ad un processo di emancipazione del lavoro. Aggiungerei che qualcosa in Conquiste del Lavoro si vede ancora oggi. E cioè quell'idea di cercare di offrire un punto di vista, di suscitare dibattiti, di coinvolgere il lettore. Il che mi sembra una buona lezione da tenere viva rispetto all'esperienza di Pastore.

Ester Crea

( 10 febbraio 2016 )

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