Sabato 20 aprile 2024, ore 7:57

E se fosse Calenda il Macron italiano?

Le elezioni? Alle ..... Calende greche, anzi alla Calenda. Ironia a parte in questi giorni convulsi per la tragedia di Manchester, con la strage dei bambini e dei giovani per mano jihadista dell’Isis, l’Italia si trova in un momento politico di svolta con le elezioni politiche che, comunque vada, dovranno tenersi di qui a poco, al più tardi nel 2018 con la scadenza naturale della legislatura. Domani, fatto non da poco, comincerà il vertice del G7 a Taormina, con i Sette grandi che avranno in agenda due priorità su tutte: la lotta al terrorismo e la questione dell’immigra - zione. Un vertice dove il nostro Paese, padrone di casa, sarà rappresentato dal Premier Paolo Gentiloni. Mentre il Governo adempie quindi ai suoi impegni internazionali, in Italia la politica continua a discutere su quale legge elettorale darsi. Lo fa senza pregiudizi, nel senso che al di là degli schieramenti in campo, le alleanze non sono ancora delineate del tutto. In questo limbo, tra presente, passato che rischia di ritornare, e futuro (ancora incerto), sullo scacchiere dei protagonisti della politica nazionale ecco che si affaccia, di nuovo, (dopo Mario Monti Premier nel 2011 è la seconda volta), un tecnico. Il suo nome è Carlo Calenda, attualmente Ministro per lo Sviluppo economico del Governo Gentiloni. Che sia lui il nuovo Macron italiano, si chiedono già con una certa insistenza media e osservatori italiani e stranieri? Presto per rispondere ma di certo Carlo Calenda in questi giorni sta uscendo almeno un po’ allo scoperto pubblicamente, dicendo la sua su molte cose. Durante il suo intervento, alla relazione annuale di Confindustria, il ministro dello Sviluppo Economico si è ad esempio soffermato sulla prossima scadenza elettorale. “Bisogna arrivarci nei tempi giusti - ha spiegato- evitando l’esercizio provvisorio e dopo avere completato la ricapitalizzazione delle banche”. Calenda ha poi sottolineato che entro la fine della legislatura serve “una legge elettorale che dia la ragionevole probabilità della formazione di un governo, riducendo la frammentazione del sistema politico”. Una posizione che sembra un no a meccanismi elettorali di tipo proporzionale che riportino il Paese verso la Prima Repubblica. Parlando a Confindustria Calenda ha di fatto enunciato il proprio manifesto politico, rivendicando un ruolo, nell’occuparsi e risolvere i problemi del Paese, anche per i tecnici e non necessariamente solo per i professionisti della politica. “Fino all’ultimo giorno utile dobbiamo poi continuare a lavorare con determinazione sull’agenda delle riforme, mantenendo una collaborazione forte e trasparente tra partiti di maggioranza ed esecutivo. Non mi paiono aspettative eccessive o opinioni inopportune. E non penso che per esprimerle occorra prendere una tessera di partito. Lo spazio della discussione pubblica non è riservato ai politici di professione, e non ne sono esclusi ne i cittadini né i Ministri “tecnici”, qualsiasi cosa questa qualifica voglia indicare. Io credo che tutti sentiamo quanto è complesso il momento che stiamo affrontando. Una paura diffusa della velocità del cambiamento e del futuro si è radicata nelle nostre società. È una paura che non si può esorcizzare facilmente con l’ottimismo, perché trova elementi di conferma tanto drammatici quanto frequenti. Per sconfiggere questa paura servono risposte forti, progetti lunghi e, soprattutto, la capacità di spiegare che problemi complessi richiedono soluzioni complesse. Non è un compito facile ma è quanto richiesto alla classe dirigente di un grande Paese. E voi lo sapete bene”. Gli industriali hanno accolto bene le parole del Ministro, adesso si tratta di misurare se e quando Calenda potrà (e saprà) trasformare il proprio manifesto sull’Italia in programma politico e quanto Renzi, Berlusconi, Grillo, Salvini decideranno di fare sulla legge elettorale, soprattutto con quali alleanze tra chi e chi. Certo, davanti agli industriali Calenda ha parlato da possibile salitore in campo (per citare una vecchia battuta di Mario Monti). Certo, Mario Monti ne è disceso quasi subito dalla politica. E il Ministro dello Sviluppo Economico? Stiamo a vedere.

( 26 maggio 2017 )

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