Sabato 20 aprile 2024, ore 4:54

Gli“zac” del Senato sugli ok della Camera

I nostri lettori se lo ricorderanno, anni fa in tv passava uno spot sulle lamette da barba con doppia lama, la prima che sollevava il pelo per la rasatura e la seconda, zac, che lo tagliava. Questa metafora, al contrario, potrebbe diventare il simbolo dei destini futuri del ddl Richetti, la Camera che taglia i vitalizi (con polemiche annesse, i soliti pro e contro all'italiana) e il Senato che zac, taglia l'abolizione, impantanando la legge. I soliti malpensanti? No, solo il fatto che di leggi approvate dalla Camera e ferme al palo al Senato ne abbiamo già diverse, e non tutte su temi laterali ma anche di sostanza, riguardo ad una idea dei diritti e dei rapporti sociali nell'Italia del 2017. Ne citiamo soltanto due, ma significative: quella sull'omofobia e il tanto criticato ius soli. Cominciamo dalla prima, sul cui destino "insabbiato"ci aiutano le cronache. "Il testo sull'omofobia che ha come prima firma quella del sottosegretario Dem Ivan Scalfarotto, approvato dalla Camera il 19 settembre 2013, e trasmesso dopo 4 giorni a Palazzo Madama, non è nel calendario dell'Aula e non procede da tempo, anche se sono stati da molto presentati gli emendamenti". Il provvedimento introduce nel nostro ordinamento il reato di discriminazione e istigazione all'odio e alla violenza omofobica. E nella legge Mancino, l'aggravante di omofobia. Temperata, pero', dalla previsione esplicita che "non costituiscono discriminazione la libera espressione di convincimenti o opinioni riconducibili al pluralismo delle idee", anche nel caso siano "assunte" in "organizzazioni" politiche, sindacali, culturali, religiose. Viene previsto, tra l'altro, il carcere fino a un anno e 6 mesi o la multa fino a 6.000 euro per chi istiga a commettere o commette atti di discriminazione per motivi fondati sull'omofobia o transfobia.Reclusione da 6 mesi a 4 anni per chi in qualsiasi modo "istiga a commettere o commette violenza o atti di provocazione alla violenza per motivi» fondati sull'omofobia o transfobia" eccetera, eccetera. Non si tratta qui di stabilire se sia giusta o no una legge del genere, quel che ci preme è il meccanismo della Camera approva mentre il Senato no. Secondo esempio: lo ius soli. La legge, dopo uno stallo di due anni, era arrivata in Senato a metà giugno, ma non verrà approvata entro l’esta - te, al massimo se ne riparla in autunno. Lo ha chiarito il 16 luglio il presidente del Consiglio dei ministri Paolo Gentiloni, in una nota dove afferma che “tenendo conto delle scadenze urgenti non rinviabili in calendario al Senato e delle difficoltà emerse in alcuni settori della maggioranza non ritengo ci siano le condizioni per approvare il ddl sulla cittadinanza ai minori stranieri nati in Italia prima della pausa estiva”. L’impegno del governo per approvare la legge in autunno non cambia, almeno secondo Gentiloni. Uno stop, quindi, per la legge che voleva ampliare le casistiche per l’acquisto della cittadinanza (oltre lo ius sanguinis), con il diritto per nascita (ius soli), per chi nasce nel territorio della Repubblica da genitori stranieri, di cui almeno uno sia titolare del diritto di soggiorno permanente o sia in possesso del permesso di soggiorno Ue per soggiornanti di lungo periodo, o in seguito ad un percorso scolastico (ius culturae). L'autunno, si sa, è stagione di caduta delle foglie, dopo l'allegria dell'estate, e se cadono le foglie figuratevi se non potrà cadere una legge, al Senato, che una parte importante dei nostri parlamentari vede come fumo negli occhi. La legge Richetti, appunto, quella sulla abolizione per come li abbiamo conosciuti sino ad ora dei vitalizi. In tutto questo, un punto, poco affrontato ma che merita la pena di esser discusso. Ugo Sposetti, senatore Pd ed ex tesoriere dei Ds, contrario alla legge sulla abolizione dei vitalizi, ha posto un tema: prima è stato abolito il finanziamento pubblico dei partiti, col risultato che i partiti oggi licenziano i loro dipendenti. Adesso si è passati ai vitalizi, con tanto di retroattività. Ma la democrazia costa. Non sarà che far passare l'idea che non debba costare niente, oltre al ridimensionare i diritti (ed i privilegi) dei nostri politici finirà col ridimensionare pure la partecipazione democratica degli italiani alla vita pubblica? È una domanda. Ai nostri lettori (ed anche a tutti noi) la risposta.

( 29 luglio 2017 )

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