Matteo,Angelino, c’erava - mo tanto amati (in senso politico)… Oddio, amati probabilmente no, ma alleati al Governo quello è un dato di fatto. Bene, questa alleanza da qualche ora non c’è più ed è diventata anzi una sorta di Kramer vs Kramer politico, separando una intesa che neppure il referendum costituzionale aveva diviso visto che entrambi, Renzi ed Alfano, erano per il sì alla riforma. Galeotta, ma al contrario, è stata le legge elettorale nata da una intesa tra Matteo Renzi, leader del Pd, con i 5 Stelle di Beppe Grillo e con Forza Italia di Silvio Berlusconi. Un accordo che prevede un proporzionale alla tedesca con sbarramento del 5% e per Alfano, quello sbarramento, è indigesto, insomma non s’ha da fare. Così nelle ore in cui la legge elettorale prende forma, la maggioranza che sostiene il Governo Gentiloni comincia a sgretolarsi e il rumore più forte di questo sgretolamento è la tensione appunto tra Renzi e Alfano: “Se sei stato cinque anni al governo – ha detto Renzi riferendosi ad Alfano - hai fatto il ministro di tutto e non prendi il 5% alle elezioni, non è che possiamo fermare tutto... Io sono fiducioso. Se la legge non passa, si va a votare col Consultellum, dove lo sbarramento e all’8%”. D’altronde, Berlusconi, interlocutore di Renzi, assieme ai 5 Stelle, dell’accordo sul proporzionale aveva paventato l’8%. Ma torniamo a Renzi ed Alfano. Renzi, che mercoledì sera era ospite di Bruno Vespa a “Po - rta a porta” ha poi rincarato la dose: “Ho come l’impressione che abbiano paura di non tornare in Parlamento... Mi dispiace, ma non è accettabile il veto dei piccoli partiti”. Dopo le critiche del leader Pd, Alfano a stretto giro, si è fatto sentire con un post su Facebook. "Assistiamo divertiti a queste dichiarazioni sul potere di ricatto e di veto dei piccoli partiti. Incredibile. Fin qui i governi li ha fatti cadere solo il Pd, peccato fossero i propri. Letta, Renzi e adesso vedremo se indurrà anche Gentiloni alle dimissioni oppure lo sfiducerà. In tutti e tre i casi, il segretario del Pd è sempre lo stesso. Piccoli partiti? Diffidare dei grandi. Questa chiamasi instabilità ma - caro Pd - tu chiamale, se vuoi, elezioni". Poche ore fa un deputato di Ap, Sergio Pizzolante, ha detto che Renzi "da febbraio chiede a noi (ndr, il partito di Alfano) di far fuori Gentiloni. In cambio ci ha detto che avremmo potuto scrivere la legge elettorale" e Fabrizio Cicchitto ha rincarato la dose dicendo che "Renzi è inaffidabile". Ovviamente le tensioni tra Renzi ed Alfano sono solo una delle fibrillazioni che sta vivendo il Governo Gentiloni in queste ore. Un’al - tra, giusto per citarne una, riguarda il tema dei voucher. Articolo 1-Mdp (partito di Bersani e D’Alema) e i centristi dell’Udc non hanno votato alla Camera la fiducia sui voucher (315 sì, 142 no, cinque astenuti), lanciando un messaggio politico: si tratta di uno strappo “preventivo” che, se si ripetesse al Senato dove la maggioranza è risicata, metterebbe a rischio la sopravvivenza del governo. Alternativa popolare infatti è in rivolta. Gli alfaniani passano da una riunione all’altra, cercando una via d’uscita al rischio di un azzeramento che potrebbe arrivare dallo sbarramento al 5%. “Che strada abbiamo — si interrogava in questi giorni Maurizio Lupi — se non entrare da indipendenti nelle liste di Forza Italia o del Pd, magari in un collegio che non funziona?”. Da qui, anche un dubbio: siamo sicuri, si chiedono almeno una parte dei centristi di Ap, che per far naufragare la riforma proporzionale con sbarramento non sia giunto il momento di far cadere subito il Governo Gentiloni? La risposta a questa domanda la vedremo presto ma di certo una accelerazione della caduta del Governo - che per andare ad elezioni anticipate una volta approvata la riforma elettorale dovrebbe comunque cadere - aprirebbe scenari politici imprevedibili. Renzi, dal canto suo, forte dell’accordo raggiunto con 5 Stelle e Forza Italia tira avanti per la propria strada, con qualche dubbio, uno su tutti: il rischio che potrebbe mancare una maggioranza dopo il voto col proporzionale. “Può esserci – ammette Renzi - mancanza di maggioranza, come in Germania. Io spero che diano fiducia al Pd, se non sarà così, bisognerà vedere i numeri in Parlamento”. Quanto alle elezioni anticipate dice “si può votare a ottobre, succede in Germania e in Austria e non si rischia l’esercizio provvisorio” ma “si può votare anche in primavera”. Del 2018 ovviamente. Gentiloni starà sereno?