“E s e l a Francia fa la troia, Nizza e Savoia, Nizza e Savoia”. Ai tempi del fascismo, con Benito Mussolini al Governo, la rivalità Italia–Francia era uno degli argomenti e dei bersagli preferiti dal Duce e dalla propaganda fascista che aveva ribattezzato i francesi “cugini d’ol - tralpe” e che puntava, stimolando l’antagonismo tra Roma e Parigi, di alzare il tasso dello sciovinismo e del senso di appartenenza degli italiani, piuttosto restii al patriottismo per storia e per ironia. Da allora, sono passati più di ottanta anni e l’Unione europea sembrava aver fatto saltare gli istinti di appartenenza nazionale e gli interessi degli Stati del Vecchio Continente declinati secondo gli interessi delle diverse nazioni. Ed invece no, era uno scherzo. La salita al potere in Francia di Macron, una nuova figura di gollista 2.0, che viene da sinistra, decenni dopo De Gaulle, ha aperto in questi giorni un vero braccio di ferro tra Francia e Italia. Stavolta però i ruoli sono rovesciati, rispetto agli anni del Duce, ed è la Francia a spingere sull’acceleratore del patriottismo economico e dell’influenza politica nel Mediterraneo, con l’Italia che cerca di difendere i propri interessi nazionali e gli accordi fatti in passato (con la Francia) dall’esuberanza di Macron e del suo Governo. I punti dello scontro sono tre: Fincantieri, il piano per la Libia (su cui Macron si è mosso da solo organizzando un vertice a Parigi) da dove parte il maggior numero dei migranti destinazione Italia, e le frontiere francesi, vedi Ventimiglia, chiuse. Davanti all’impennata nazionalista francese, mentre la Ue tace (mentre altre volte è stata prontissima a bacchettare l’Italia), che deve fare il nostro Paese? E qui la politica italiana si divide, non solo tra destra e sinistra ma anche all’interno della maggioranza che sostiene il Governo. Due nomi su tutti, per due posizioni diverse. Il ministro Carlo Calenda e il leader del Pd Matteo Renzi. Cominciamo dalle posizioni del Governo, che ha scelto la fermezza nel braccio di ferro con la Francia sulla vicenda Fincantieri-Stx. “Su Stx - ha detto pure la ministra della Difesa Roberta Pinotti -, condivido quanto hanno detto Calenda e Padoan: l'Italia non farà un passo indietro. Non è accettabile che ci possa essere una maggioranza coreana al 66% e non una maggioranza italiana. Su questo non ci muoveremo di un millimetro ma speriamo invece che, aprendo anche a un ragionamento più approfondito sulla parte militare, possa esserci un accordo complessivo”. La linea è chiara: senza il controllo della maggioranza, Fincantieri non prenderà i cantieri navali di Saint-Nazaire. Su Macron, poi, le critiche di Calenda sono state nette, visto che il presidente francese non viene certo considerato un modello di dialogo. Una posizione, quella di Calenda, diametralmente opposta a quella di Matteo Renzi. L'ex premier Renzi, infatti, seppur a modo suo e nel suo stile, ha difeso nei giorni scorsi Macron spiegando che "ciò che sta facendo era previsto e prevedibile: sta facendo l'interesse del suo Paese, io non ho nulla contro di lui" e individuando in questa situazione un pretesto per l'Italia per poter fare lo stesso: “Fa una battaglia su Fincantieri, bene le regole europee lo consentono, consentiranno anche a noi di avere la possibilità di fare battaglie su altre partite”. Una posizione che non piace affatto a Calenda che è invece convinto che ciò che sta accadendo tra Francia e Italia, con Fincantieri nel mezzo, “non è un gioco da asilo dove si mostrano i muscoli: non si fa il gioco a chi è più forte, ma a chi è fermo”. Un duello, quello tra Francia e Italia, che ci rimanda indietro nel tempo, con persino la stampa francese schierata a difesa delle posizioni macroniane: “Non è stata né di destra né di sinistra, ma è stata una decisione per la Francia”, spiegava il Ministro per l’Economia Le Maire al Journal du dimanche. E in vista dell'incontro di martedì, precisando che “se non ci sarà accordo” con l'Italia “resteremo alla situazione attuale e cercheremo altri acquirenti”. Macron - spiegava il giornale francese - l'ha infatti incaricato di proporre di allargare i negoziati ad una cooperazione militare. Domanda: non mollare sulla maggioranza di Fincantieri sarebbe, per l’Italia, un caso di forza oppure ha ragione Renzi, fregarsene e fare anche noi come ci pare su altri temi? Lo scopriremo solo vivendo. Con una certezza in più: l’Eu - ropa unita esiste solo a parole ma nella realtà è ancora lontana.