Giovedì 25 aprile 2024, ore 18:43

Il senso di Grillo per la governance

Da Genova alla guerra al sindacato, questa settimana prima di Pasqua per il Movimento 5 Stelle si presenta piuttosto movimentata. Cominciamo dalla città ligure, città anche di Beppe Grillo, dove il Tribunale di Genova ha dato ragione a Marika Cassimatis: Beppe Grillo non poteva cancellare il risultato delle comunarie genovesi a Cinque Stelle. Il giudice ha sospeso cautelativamente le due delibere con cui la Cassimatis veniva esclusa dal movimento e con cui Luca Pirondini era stato scelto dal capo politico dei pentastellati per correre alle elezioni con il simbolo dell’M5S. Il Movimento di Grillo ha risposto con una nota sul blog: "Non possiamo non rilevare come in nessun passo della predetta sentenza si sostenga che la Cassimatis è la candidata sindaco del MoVimento 5 Stelle, come lei ha affermato. Marika Cassimatis è stata sospesa e la votazione del 14 marzo è stata annullata, pertanto la stessa non è né sarà candidata con il MoVimento 5 Stelle a Genova alle elezioni dell'11 giugno". Da Genova al sindacato, questa settimana grillina resta piuttosto frizzante. Si, perché il M5S ha deciso di aprire politicamente un fronte di discussione anche verso il sindacato: "Difendere il lavoratore - si legge nel programma del M5S - significa anche promuovere forme nuove di democrazia e partecipazione sui luoghi di produzione, tagliando al tempo stesso i vecchi privilegi e le incrostazioni di potere del sindacato tradizionale. La presenza e l'incidenza del lavoratore nella governance della propria impresa, per il Movimento 5 stelle, va disintermediata". Ma davvero oggi il problema dell’Italia, Paese che ha una classe politica in gran parte in crisi, le tasse tra le più alte del mondo ed una evasione da paura, sono i sindacati? Le opinioni, ci mancherebbe sono libere e quando un Movimento giovane come i 5 Stelle si occupa di temi del lavoro è sicuramente un buon segno perché i cambiamenti mutamenti del sistema produttivo, dovuti anche alle trasformazioni tecnologiche e digitali, pongono la necessità di aggiornare le proposte di riforma confrontandosi anzitutto coi sindacati. Ma quando i 5 Stelle parlano dell’incidenza del lavoratore nella governance dell’impresa, che andrebbe disintermediata, non si rendono conto che in Italia la partecipazione diretta dei lavoratori all’impresa non esiste (la Cisl quella partecipazione la chiede da sempre) e non capiscono che la soluzione sulla contrattazione non può essere individuale per il lavoratore perché questo riporterebbe indietro di secoli - alle politiche paternalistiche e non sociali e di diritti - il mondo del lavoro. I sindacati italiani avranno commesso pure degli errori, ma da qui a teorizzare la disintermediazione nelle relazioni di lavoro, tra datore e dipendente, ce ne corre. In attesa di sviluppi su questo fronte, di certo se i 5 Stelle non ridono, Matteo Renzi in queste ore ha tutte le ragioni per essere più ottimista rispetto ad un mese fa. Dall’inchiesta sul caso Consip, infatti, che coinvolge il babbo di Renzi, Tiziano, lunedì è emersa una svolta importante. Sarebbe falso l’at - to su Tiziano Renzi e nell’inchiesta è stato indagato un ufficiale del Noe accusato di aver prodotto prove false. Allo stato attuale quindi non vi sarebbe alcuna prova che l'imprenditore Romeo abbia incontrato il padre dell'ex premier. Matteo Renzi , ospite lunedì a Porta a Porta, ha detto di avere fiducia nella magistratura anche se gli sembra “ strano quanto accade” ed ha aggiunto che suo padre Tiziano ha pianto. Vedremo nei prossimi giorni i risvolti e le novità che riserverà l’inchiesta Consip, nel frattempo passando dalla cronaca di una inchiesta alle cronache politiche bisogna registrare che Renzi, sempre ospite da Bruno Vespa lunedì, ha annunciato anche una novità politica. “Sono disponibile – ha detto Renzi - a togliere i capilista bloccati, non ho problema a mettere a faccia per prendere i voti. Dire che voglio il voto ad ottobre non è vero, c’è un governo in carica che un pochino lo conosco e sta facendo cose che avevamo impostato” e, magari “quando le riforme si fermano le spingiamo un pochino”. Anche se un paletto al Governo Gentiloni, Matteo Renzi lo ha volute mettere: no a nuove tasse. “Qualcuno dice che abbiamo lasciato un buco di 3 miliardi, è una fake news, noi abbiamo lasciato i conti in ordine poi il governo ha accettato una correzione per dare un messaggio all’Ue e se il governo decide così, io sto dalla parte del governo. Ma il buco non c’è”.

( 12 aprile 2017 )

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