Mercoledì 24 aprile 2024, ore 3:14

Primarie Pd, Matteo Renzi e la tentazione della rivincita

Matteo Renzi, ovvero del cosa succederà dopo la rivincita (nel Partito democratico) che l’ex Premier ha ottenuto nel voto di domenica 30 aprile scorso. Con la consumazione della parabola delle Primarie, dove hanno votato poco meno di 2 milioni di persone (il calo rispetto alle altre Primarie del Pd è netto), Renzi ha comunque consacrato il proprio ritorno alla guida del Pd, sbaragliando nei numeri i suoi due avversari, Michele Emiliano e Andrea Orlando (che tra l’altro è stato Ministro della Giustizia nel suo Governo) e al netto delle fuoriuscite dal Pd di Massimo D’Alema e Pier Luigi Bersani. La domanda, partendo dai dati di una vittoria inequivocabile (qualche punto percentuale in più o in meno vuol dir nulla, che sia il 70% o il 68% per Renzi infatti poco cambia), quella dell’ex sindaco di Firenze, riguarda la natura di una rivincita: Renzi ha vinto ma per fare cosa? E da qui comincia il ragionamento politico sul futuro, ora che il Pd ha fissato una certezza: Renzi è il suo leader. Punto. Sul da farsi invece gli aspetti da affrontare sono due e dirimenti: il primo, che riguarda la durata del Governo Gentiloni, ed il secondo che tocca invece il destino di quella che dovrà essere la nuova legge elettorale e, nell’ottica di questa, il rapporto tra Renzi e Sergio Mattarella che dei richiami alla riforma della legge elettorale ha fatto un punto d’onore del suo ruolo di garante. Cominciamo dalla durata di Gentiloni. Se Renzi lo sfiduciasse (cosa che il Pd renziano ha escluso, anche con le parole del suo Presidente Matteo Orfini) chi se ne gioverebbe? Il Pd? Non è detto, visto che una caduta di Gentiloni con la attuale legge elettorale non cambiata, produrrebbe quasi probabilmente la vittoria dei 5 Stelle, con quale governabilità è tutto da vedere. Questo per ciò che riguarda il mero calcolo di speculazione politica, poi c’è da considerare il futuro dell’Italia: con la emergenza immigrazione e con la partita dei conti verso la Ue aperta, che conseguenze potrebbe avere una caduta prematura di Gentiloni? Pro o contro Renzi? Un crinale molto ambiguo, su cui lo stesso Renzi avrebbe forti perplessità. In parallelo alla durata di Gentiloni abbiamo l’altra questione politica, che riguarda il tema della riforma del sistema elettorale. Puntare, seguendo anche le indicazioni di Mattarella, ad una riforma del sistema elettorale, vorrebbe dire congelare ogni eventuale sfiducia al Governo Gentiloni e ragionare invece su chi e con chi fare la riforma della legge per andare al voto. I grillini? Berlusconi? A chi dare la priorità di dialogo? Considerando l’avversione che parte della sinistra ha per l’ex Cavaliere ancora oggi forse converrebbe a Renzi dare la priorità di una apertura di dialogo ai grillini, un modo per giocare una carta imprevedibile e che nessuno si aspetta. Magari per poi far convergere, una volta trovato l’accordo con Grillo e M5S sulla nuova legge elettorale, anche Forza Italia su una riforma condivisa che segnerebbe di certo un precedente nel nostro Paese dove sino a ieri le riforme elettorali sono state combattute a colpi di maggioranza (basti pensare al Porcellum) e basta. Ecco quindi, per tornare al dato di partenza, che la vittoria di Matteo Renzi alle Primarie, apre sui due temi principali la partita decisiva per capire quello che sarà il futuro della attuale legislatura e della dialettica tra le forze politiche in Parlamento. Unico macigno sulla strada del dialogo, sia per quanto riguarda il Governo Gentiloni sia per quel che riguarda la riforma elettorale, potrebbe essere la voglia di vendetta (ovviamente politica) dell’ex sindaco di Firenze. Nella migliore tradizioni toscana, infatti, la vendetta prima ancora che un diritto in politica, è un dovere. Saprà trattenersi Matteo Renzi dal consumare il proprio contrappasso verso chi lo riteneva bollito dopo la sconfitta nel referendum costituzionale? Difficile dirlo. Probabilmente sì. Anche perché diversamente rischierebbe, per eccesso di toscanità ed impulsività del “con me o contro di me”, di (ri)perdere subito dopo aver consumato, con le primarie di domenica, la propria rivincita.

( 3 maggio 2017 )

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