Giovedì 25 aprile 2024, ore 23:07

Renzi in Usa alla ricerca di energie. Alternative

Matteo Renzi vola negli Stati Uniti, il governatore della Puglia Michele Emiliano dopo aver tentennato resta dunque con i democratici, Massimo D’Alema e Pier Luigi Bersani con Roberto Speranza e il governatore Enrico Rossi se ne andranno (quasi certamente), e insomma in queste ore la tarantella dentro al Pd, con le porte girevoli, con le rese dei conti, con chi va e chi resta e chi è indeciso prosegue con colpi di scena e ripensamenti. Renzi, probabilmente, si è stufato e per questo, per evitare di assistere al ritorno della restaurazione dopo la rottamazione che ha portato avanti a colpi di Leopolda, se ne vola oltre Oceano, in California, a vedere come funzionano le avanguardie di ricerca sulle energie alternative. Il fatto è che per stare insieme in un partito serve un percorso comune, e dopo essersi ferocemente divisi sulla riforma costituzionale, con Renzi da una parte e D’Ale - ma dall’altra, quali ragioni possono ancora avere Matteo e Massimo per stare nello stesso partito visto che non sono d’accordo sulla cosa più importante, la riforma della Carta costituzionale? D’Alema con ogni probabilità punta a creare un partito socialista in Italia (ed in fondo siamo l’unico Paese Ue importante ad avere il Pd a sinistra e non un partito socialista o socialdemocratico). Renzi invece continuerà ad inseguire la vocazione maggioritaria che l’ha reso in pochi anni leader del Pd, partendo da una città come Firenze, non certo Roma o Milano ma trovandosi, senza la sinistra che se ne esce, spostato ovviamente un po’ più al centro. Un mezzo miracolo naufragato, in gran parte, col referendum del 4 dicembre scorso ma che Renzi non vuole buttare a mare, anzi vorrebbe usare per ripartire. Una dicotomia, quella tra i due nemici, che senza più il collante del sistema elettorale maggioritario (che costringeva a stare assieme per vincere i più diversi tra loro) e senza l'avversario forte Silvio Berlusconi (che una parte ideologica della sinistra vedeva come fumo negli occhi), ancora in campo ma indebolito, non ha più nessuna ragione di esistere dentro un unico partito. In questo darsele (politicamente) di santa ragione dentro il Pd, in questo gioco delle parti che si è andato consumando in questi giorni, c’è poi un’altra domanda sostanziale che pesa sul presente del Paese: la scissione del Pd farà bene o farà male al Governo Gentiloni? Lo farà durare di più o lo farà durare di meno? D’Alema ha già fatto sapere che gli scissionisti sosterranno sino in fondo il Governo Gentiloni come dire che i rischi, quelli politici, per la durata di Gentiloni potrebbero arrivare invece dalla pattuglia dei renziani. Insomma, si naviga a vista, con una legge elettorale da approvare, sarà un proporzionale ma con quale soglia di sbarramento è da vedere e con i conti del nostro Paese che ancora preoccupano i burocrati di Bruxelles ed i loro parametri rigidi. In tutto questo, di certo se il Pd non sta bene, pure i 5 Stelle hanno i loro problemi sul governo di Roma. Poche ore fa la Raggi ha fatto sapere di stare con i tassisti che da alcuni giorni manifestano a Roma e non riprendono il servizio. Vedremo se tra qualche ora ci saranno novità sulle proteste dei tassisti, ma a vedere la Capitale italiana divisa tra la crisi del Pd, le difficoltà della Raggi e i tassisti in piazza viene in mente che se una volta era caput mundi, oggi la Città Eterna è caput della crisi di un Paese e anche della sua capacità di rigenerare classi dirigenti. Anche per questo, in attesa di vedere chi consumerà la vendetta nel Pd, se D'Alema ai danni di Renzi o Renzi ai danni di D'Alema, una considerazione viene spontanea:è dai tempi di Giulio Cesare che, nella bellezza dei Fori, si consumano le rivalità e le sfide politiche più cruente. Tutto cambia ma in fondo tutto ritorna. Quanto al resto, dalla durata di Gentiloni alla leadership futura nel Pd alle sorti romane dei 5 Stelle, beh quello resta tutto da scoprire.

( 22 febbraio 2017 )

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