Roma, 27 giu. (askanews) - Poi la troppa acqua non trattenuta: "Abbiamo alluvioni improvvise e dannose a causa del cambiamento climatico: questa troppa acqua quando arriva va trattenuta - ha proseguito Martini - derivata, conservata per riaverla quando non c'è. Vi sono oltre 350 laghi tra naturali (in grave crisi e sofferenza come quello di Albano) o dovuti a invasi: le dighe. Oggi queste dighe sono piene di sedimenti e non vengono svuotate, quindi i volumi disponibili sono ridotti.
Riduzione dei volumi disponibili nelle dighe, riduzione delle portate delle sorgenti, riduzione delle piogge nei fiumi: tirare le somme! Non ci sono più investimenti negli schemi idrici dagli anni 60 del Novecento. Pochissimi i fondi pubblici e per l'idropotabile tutto alle risorse della tariffa: dopo il Vajont non sono state più costruite né dighe né invasi". Oggi immagazziniamo circa l'11,% dell'acqua piovana in questi contenitori. Cinquant'anni fa se ne immagazzinava circa il 15%". E poi i tubi che perdono e Piani Regolatori degli Acquedotti rigidi senza interconnessioni, sempre chiusi in un confine regionale se non provinciale".
E l'acqua è la fonte di energia rinnovabile maggiore che abbiamo nel Paese. Infine, "anzi è la prima cosa, il risparmio dell'acqua!".
"C'è un problema culturale di Fondo che volevano rappresentare con la candidatura Italiana al Forum Mondiale dell' Acqua e con lo slogan: AFFRONTARE un Cambiamento Globale nella realizzazione di un RINASCIMENTO dell'Acqua", conclude.