Sono dati da guerra quelli contenuti nel rapporto Istat 2020 sugli indici demografici italiani. Il Covid ha causato almeno 99 mila decessi in più di quanto atteso; di questi, ben 75.891 sono attribuibili in via diretta al virus. Tuttavia l’incremento assoluto dei decessi per tutte le cause di morte è stato pari a più 112 mila rispetto al 2019. “Così - spiega l’Istituto di statistica -, se da un lato è possibile ipotizzare che parte della mortalità da Covid-19 possa essere sfuggita alle rilevazioni, dall'altro è anche concreta l'ipotesi che una parte ulteriore di decessi sia stata causata da altre patologie letali che, nell'ambito di un Sistema sanitario nazionale in piena emergenza, non è stato possibile trattare nei tempi e nei modi richiesti”. Se nel corso del 2020 si fossero riscontrati i medesimi rischi di morte osservati nel 2019 (distintamente per sesso, età e provincia di residenza e applicati ai soggetti esposti a rischio di decesso), riporta l’Istituto, i morti sarebbero stati 647mila, “ossia soltanto 13mila in più rispetto all’anno precedente, invece dei 112 mila registrati”.
Non meno drammatici e altrettanto inediti sono i dati sull’aspettativa di vita. Per effetto del forte aumento del rischio di mortalità, specie in alcune aree e per alcune fasce d'età, rivela ancora l’Istat, “la sopravvivenza media nel corso del 2020 appare in decisa contrazione”. La speranza di vita alla nascita, senza distinzione di genere, scende a 82 anni, ossia ben 1,2 anni sotto il livello del 2019. Per osservare un valore analogo occorre risalire al 2012. Gli uomini sono più penalizzati: la loro speranza di vita alla nascita scende a 79,7 anni, ossia 1,4 anni in meno dell'anno precedente, mentre per le donne si attesta a 84,4 anni, un anno di sopravvivenza in meno. A 65 anni la speranza di vita scende a 19,9 anni (18,2 per gli uomini, 21,6 per le donne). Tutte le regioni, nessuna esclusa, subiscono un abbassamento dei livelli di sopravvivenza. Tra gli uomini la riduzione della speranza di vita alla nascita varia da un minimo di 0,5 anni (vale a dire 6 mesi di vita media in meno) riscontrato in Calabria, a un massimo di ben 2,6 anni in Lombardia. Le regioni del Centro-sud registrano perdite inferiori, poiché meno colpite dagli effetti della pandemia ma comunque importanti. Lo schema si ripete tra le donne, anche se a un livello differente. Nelle aree del Paese più colpite dalla pandemia il calo della speranza di vita è più netto. Tra queste, la provincia di Bergamo, dove per gli uomini la speranza di vita alla nascita è più bassa di 4,3 anni rispetto al 2019, e le province di Cremona e Lodi, entrambe con 4,5 anni in meno. In queste tre specifiche realtà sono ingenti anche le variazioni riscontrate tra le donne: -3,2 anni per Bergamo e -2,9 anni per Cremona e Lodi. Dati, questi ultimi, che arretrano le lancette del tempo al 2003.
Ilaria Storti