Venerdì 19 aprile 2024, ore 20:27

Plinio il Vecchio

Il sapere circolare

di ELIANA SORMANI

Quante volte in una giornata ognuno di noi apre il proprio smartphone e digitando una parola, alla ricerca di un significato o di un’informazione, in un attimo riesce a soddisfare la propria curiosità? Una memoria virtuale, che ha immagazzinato una quantità infinita di dati, in modo semplice e in tempi velocissimi, supplisce a quelli che in passato potevano essere lavori di ricerca faticosissimi. Wikipedia in particolare si è assunta il ruolo di principale enciclopedia on line nell’era del digitale sostituendosi alle grandi opere enciclopediche cartacee. Librerie ricche di “Sapere” di “Conoscere” di “Treccani” sono per molti solo un ricordo, se non addirittura un pesante ingombro dell’arredo casalingo, adatto solo a fare da tappezzeria. Eppure l’evento dell’Enciclopedia aveva fatto la storia di un’epoca contribuendo soprattutto alla diffusione della cultura borghese. Espressione del sapere illuminato, si era diffusa in tutta l’Europa a seguito della pubblicazione in Francia nella seconda metà del 1700 dell’“Encyclopedie ou Dictionanaire raisonné des sciences, des artes et des métiers”, opera elaborata ad un gruppo di intellettuali guidati da Denis Diderot e di Jean Baptiste Le Rond d’Alembert.

Non appartiene tuttavia ai francesi il primato dell’enciclopedia, ma la sua nascita ha radici ben più antiche. Fu infatti Plinio il Vecchio nel I sec. d.C. con il suo “Naturalis Historia” a dar vita alla prima opera enciclopedica, coniando il termine stesso di enciclopedia dal greco (enkyklios paideia) letteralmente “istruzione circolare”, cioè capace di comprendere tutte le discipline: ben trentasette volumi, scritti con l’intenzione di raccogliere tutto lo scibile umano spaziando dalla biologia all’arte, dalla astrologia alla botanica, dalla medicina alla geologia, dalla geografia alla zoologia. Dell’interesse di Plinio per “il sapere” ce ne parla il nipote Plinio il Giovane raccontando nelle sue epistole molteplici aneddoti legati alla vita dello zio, non ultimo il racconto della sua morte avvenuta nel 79 d.C durante l’eruzione del Vesuvio, a Stabia, dove si era recato non si sa se per filantropia (per aiutare alcuni amici a fuggire) o per la curiosità di conoscere da vicino il fenomeno straordinario e poterlo descrivere. Avido di conoscenza si narra che, non volendo rubare tempo ai suoi studi, si faceva leggere libri persino durante le ore dei pasti. Plinio era nato a Como nel 23 o 24 d.C.. Dopo un prestigioso cursus honorum era entrato a fare parte dell’esercito romano e aveva contemporaneamente iniziato la sua attività di scrittore tecnico scientifico, raccogliendo durante le sue missioni informazioni da registrare nella sua opera. Se a lungo il Naturalis Historia è stato considerato un mero elenco di dati, in parte perché letto integralmente solo da pochi a causa della sua voluminosità, oggi, è divenuto oggetto di studi più approfonditi grazie anche ai curiosi ”mirabilia” (eventi straordinari) in esso descritti e per la sua componente riflessiva e morale. Accanto infatti a pagine costellate da innumerevoli nozioni tecniche ve ne sono altrettante ricche di digressioni di carattere morale e etico alquanto attuali, dettate da un atteggiamento critico verso una società opulenta e consumistica di cui Plinio il Vecchio ne condannava i vizi e gli sprechi contro natura, spinto da profondo desiderio di modificare la realtà alla luce di un sistema ecologicamente più sostenibile. Uno spirito enciclopedico capace di parlare ancora oggi all’uomo del ventunesimo secolo.

( 13 aprile 2021 )

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