Venerdì 19 aprile 2024, ore 1:34

Mostre

La moda espressione dell’emancipazione femminile

di ELIANA SORMANI

Nessun periodo poteva essere più adatto a Milano, a pochi giorni dalla Fashion Week (20-26 Settembre), per inaugurare la mostra “ Momenti di moda, un viaggio a tappe per raccontare l’emancipazione femminile -dal busto alla salopette-”.

L’allestimento, che rimarrà aperto fino all’8 gennaio, permetterà ai visitatori di ripercorrere la storia del Novecento attraverso la moda femminile espressione del processo di emancipazione che ha visto protagonista la donna durante il XX secolo, passando dalle esperienze delle Grandi Guerre, delle crisi economiche e della ripresa degli anni Cinquanta e Sessata, iconicamente rappresentati dalla “Salopette in Jeans” che tanto ha contraddistinto l’abbigliamento della generazione dei Baby Boomers.

La mostra, curata da Enrica Morini, Margherita Rosina e Ilaria De Palma, suddivisa in sette sezioni ricche di abiti di sartoria, prima, e di prèt a porter, poi, di tessuti, accessori, scarpe e borse, è un’ occasione per valorizzare la ricchissima raccolta di abiti del comune di Milano, composta da oltre 6000 pezzi che vanno dal XVI secolo ad oggi. Un’opportunità per il pubblico di ammirare capi di abbigliamento mai, o raramente, esposti, che hanno segnato diverse epoche storiche e che per una corretta conservazione non possono essere oggetto di mostre permanenti, giacché sono realizzati con materiali molto fragili che non possono essere sottoposti alla luce e all’aria per tempi prolungati. In apertura un busto in seta avorio, destinato a scomparire con l’emancipazione femminile sostituito da capi d’abbigliamento più liberi e disinvolti, come il primo abito moderno creato dall’artista Mariano Fortuny e da sua moglie Henriette, da indossare senza busto, secondo i nuovi costumi diffusi in Inghilterra, dove erano nati movimenti (i preraffaelliti) che combattevano per l’emancipazione femminile proponendo anche nuovi modi di vestire, in virtù di una nuova idea di bellezza femminile secondo cui il corpo non doveva essere più nascosto. Le due guerre mondiali sicuramente rappresentano un ulteriore momento di cambiamento nel costume della donna, tenendo conto

anche della chiusura delle case di moda parigine. La donna necessita di abiti più corti e semplici per potersi muovere in modo più veloce, di abiti dal taglio maschile e di grembiuli di lavoro in relazione al suo ruolo di assistenza ai malati e ai soldati in guerra. La fine della prima guerra mondiale segna poi anche una rivoluzione nell’uso dei tessuti, introducendo accanto alle fibre naturali (lana, seta, cotone, lino) le fibre artificiali con cui vengono prodotti fantastici abiti da sera. La fine delle due grandi guerre e il rilancio dell’industria tessile in Italia, affiancata dalla presenza di abilissimi disegnatori nostrani, da costi di produzione contenuti e dalla grande rapidità nelle consegne dei nostri atelier danno la possibilità nel corso di un ventennio alla moda italiana di competere con il mondo della moda parigina, tanto da giungere agli anni Settanta ad esportare il “Made in Italy” in tutto il mondo, con l’inizio della stagione degli stilisti che, alleandosi con l’industria, trasformano l’offerta di moda.

Storia di tessuti e di abiti, dunque, documentati anche da riviste d’epoca, che si intrecciano con gli eventi storici testimoniando i cambiamenti sociali. Una storia della moda che si fa storia collettiva e che diviene specchio di un processo di emancipazione che vede la donna con eleganza e buon gusto, capace di influenzare l’industria dell’abbigliamento con suoi diritti e le sue esigenze, espressioni di un mondo in continuo cambiamento.

( 28 settembre 2022 )

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