Premio Nobel per la letteratura nel 1949 e certamente uno dei più grandi romanzieri americani di tutti i tempi, William Faulkner non si chiamava Faulkner ma Falkner, senza la “u”. Gliela aggiunse per sbaglio uno dei suoi primi editori, la cosa gli piacque e il futuro Premio Nobel decise di mantenere il cognome con la vocale clandestina.
Questo curioso aneddoto per dire, sin dall’inizio, di chi stiamo parlando. William Faulkner era un genio, un geniaccio ribelle, fuori dagli schemi, autore di libri “diversi”, dissacranti e provocatori nei contenuti e nella forma. Prendiamo il suo romanzo più famoso, “L’urlo e il furore” che scrisse nel 1929, quando aveva soltanto trentadue anni (è nato nel 1897 e morto nel 1962). È un racconto diviso in quattro parti, ciascuna delle quali è raccontata da una voce diversa. Protagonista della storia è una famiglia sudista, i Compson. A presentarla per primo è uno dei quattro figli, Benij, ritardato mentale. Il secondo capitolo ha per protagonista suo fratello, che morirà suicida; il terzo è affidato a un altro fratello estremamente cinico e l’ultimo passa dalla prima alla terza persona per dire delle impressioni della vecchia domestica nera che fa praticamente parte della famiglia Compson.
Un romanzo fuori dagli schemi, come abbiamo detto, dotato di un’intensità straordinaria, scritto con coraggio in uno stile letterario innovativo che fa capire perché William Faulkner è stato subito considerato un fuoriclasse e molti critici americani l’abbiano considerato il rivale di Hemingway, suo quasi coetaneo (l’autore di “Addio alle armi” era del 1899) dalla scrittura tanto diversa.
Serissimo, spesso pesante nella scrittura, nella vita Faulkner era molto diverso, un assoluto anticonformista.
Per dirne una, a 17 anni lasciò la scuola per studiare da autodidatta. Qualche anno dopo frequentò il campus dell’università del Mississippi pur non essendo iscritto ad alcun corso.
Più tardi, quando ormai era famoso e aveva già ricevuto il Nobel, coltivò quella passione che l’avrebbe portato all’altro mondo: il bere.
Diventò un vero e proprio alcolista e a nulla servirono i numerosi ricoveri ospedalieri, fino a quando, il 6 luglio del 1962, venne fulminato da un ennesimo infarto. Furono molti, in America, a pensare che la storia ribelle di William Faulkner non poteva finire che in questo modo.