Giovedì 18 aprile 2024, ore 5:12

Recensioni

Pirandello e lo stereotipo del maestro

di ISABELLA VILLI

La figura del maestro (e della maestra) rappresenta un vero e proprio tòpos letterario: nella narrativa, così come nel cinema, spesso non si limita a ricoprire un ruolo meramente didattico, ma cerca di andare oltre; figura salvifica, a volte è proprio il maestro a scovare quel talento nascosto che può riscattare un’intera esistenza. Pensiamo al professore de L’attimo fuggente, o al caro maestro Perboni di Cuore: questi sono esempi di vera e propria "maternità", poiché gli studenti sono trattati alla stregua di figli e viene loro offerta quella comprensione e quella disponibilità che spesso in famiglia manca. Certo, nell’immaginario comune vi sono anche esempi opposti: il maestro rigoroso, duro, estremamente severo, come la signorina Rottermayer (che in realtà non era la maestra di Heidi, ma la governante, ma si occupava comunque della sua educazione): bisbetica ed intransigente, non mostra la minima pietà per le disgrazie subite dalla piccola Heidi. Fino alla metà del secolo scorso (complice il legame indissolubile con la situazione politica e con le leggi del tempo), il maestro è annoverato nell’immaginario popolare tra le figure eminenti, perché "ha studiato", dunque gode della stima e del rispetto della comunità. Per questo assume il medesimo compito dei genitori nell’educazione dei bambini: i metodi tradizionali non sempre sono teneri, né tendono a risparmiare umiliazioni e mortificazioni. Con le cinque novelle di Pirandello, riproposte sul tema nel contesto di questo percorso letterario, la figura del maestro e della maestra vengono rivisitate ripercorrendo alcuni stereotipi: dalla donna sola, dimessa, sciupata, ma dotata di sensibilità straordinaria e devota più ai suoi alunni che a se stessa, all’intellettuale attempato che, spingendosi ben oltre il ruolo di insegnante, intercede per i suoi pupilli organizzando matrimoni di comodo. Accomuna questi ritratti la consapevolezza che quello del maestro è un lavoro sottopagato: egli infatti vive in condizioni di indigenza, in dimore modeste e di piccole dimensioni, accontentandosi del minimo; i libri, tanti ed ingombranti, rappresentano l’unica ricchezza e l’unico capriccio in una vita fondamentalmente fatta di privazioni. Questo aspetto è evidentemente biografico: lo stesso Pirandello, docente a Roma per ben 24 anni, ha sempre lamentato uno stipendio insufficiente; il lavoro mal rimunerato diventa fonte di frustrazione e più volte ammette che la docenza, per la quale non nutre un’autentica vocazione, rappresenta una distrazione da ben più importanti obiettivi (si riferisce alla redazione delle sue opere teatrali e letterarie). Sono dunque figure misere e pietose questi maestri; non si evince nessuno status superiore, né sociale né economico: il rispetto sembra che venga più dall’età avanzata, che non dall’essere, o essere stato, un intellettuale. Anche la maestrina Boccarmé non riscatta in alcun modo la sua condizione di reietta: scappata dal paese perché sedotta ed abbandonata, pur essendo diventata la direttrice dell’istituto dove insegna, rimane comunque una poveretta agli occhi di tutti. Anche le situazioni in cui si trovano coinvolti non fanno che sottolineare il loro disagio: l’incontro fortuito con una forestiera così eccentrica da non poter certo passare inosservata alle malelingue del paese; il torbido triangolo amoroso architettato ad arte; la dipartita di un’anziana più che decrepita insufficiente ad ostacolare i progetti nuziali che ormai devono compiersi… Le vicissitudini, così come le ambientazioni e gli sguardi dei personaggi, tutto contribuisce ad amplificare una condizione di miseria da cui non ci si può emancipare: così la maestrina piange sola nella sua stanzetta dopo essere stata gratuitamente umiliata dalla vecchia conoscente, allo stesso modo il professore vede i suoi sogni di benefattore crollare come un castello di carte. Va detto, e speriamo che basti come consolazione, che con il passare del tempo il maestro si è riappropriato della sua meritata dignità, cancellando determinati stereotipi e potendone vantare ben altri.

Luigi Pirandello, La maestrina Boccarmé e altre novelle pedagogiche, a cura di Andrea Scardicchio, Marietti, Bologna, pp. 148, euro 12,00

( 14 aprile 2021 )

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