Francesco Petrarca è considerato uno degli intellettuali che ha lasciato dietro di sé una tra le più ricche raccolte autobiografiche grazie al suo ampio epistolario, attraverso il quale è stato possibile approfondire non solo il suo dissidio interiore ma anche il suo legame con il mondo classico, religioso, nonché politico del tempo. Da grande letterato quale era, egli volle dare un contributo con i suoi pensieri e i suoi scritti non solo al mondo culturale ma anche alla realtà del tempo, tanto da trasformare il suo esercizio letterario, in particolare all’interno delle “Epistole”, in un impegno politico e civile. Passò infatti tutta la sua esistenza a raccogliere, ordinare e selezionare le sue lettere, depurandole da tutto ciò che poteva apparire troppo reale e concreto, per trasformale in un’opera organica, non solo di alto valore biografico ma di ampio carattere culturale e civile. Una raccolta epistolare che alla fine della sua vita raggiunse circa seicento lettere, rigorosamente scritte in prosa latina, nate sulle orme dell’esperienza dei grandi autori classici, in particolare su imitazione ciceroniana, suddivise in 4 gruppi, di cui 350 lettere composte tra il 1325 e il 1361 indirizzate ai famigliari, le “Familiares”, 125 lettere scritte in età matura tra 1361 e il 1374, denominate “Senili”, 19 lettere senza un esplicito destinatario definite “Sine nomine”, 65 “Varie” a cui si possono aggiungere le “Metriche”, di carattere vario, scritte dal poeta prima dei quarant’anni. Lettere, tutte indirizzate ad un destinatario reale, ma ideate con uno scopo letterario al fine di essere tramandate ai posteri