Di lui, più di Blaise Pascal, si è parlato come di un anti-Cartesio. Perché se il filosofo dei “Pensieri” si preoccupò di contestare il cartesiano spirito di geometria a partire dallo spirito di finezza, nel quadro di una visione complessivamente spiritualista dell’esistenza, Giambattista Vico prese in carico l’intero razionalismo per minarlo dalle sue radici storicistiche. In “La potenza dell’immagine” Ernesto Grassi, uno dei più importanti studiosi del filosofo napoletano, ha scritto che “la difesa vichiana di una filosofia ingegnosa, in cui pathos e visione filosofica sono una cosa sola, rappresenta l’ultima attualizzazione della tradizione umanistica, prima che essa venisse definitivamente svalutata dal razionalismo.”