È sulla bocca di tutti la serie tv “ Strappare lungo i bordi” di Zerocalcare, il fumettista italiano, definito dall’Espresso “ l’ultimo intellettuale”; se lo sia non so dirlo, di certo il suo lavoro è senza dubbio una sorta di manifesto per la generazione dei 30/ 40enni sempre in bilico fra tesi e antitesi ma poco inclini alla sintesi. Zerocalcare, proprio come il famoso prodotto per rimuoverlo, il calcare, toglie la patina ruvida a quei pensieri che intasano la mente di tanti ragazzi “ irrisolti” e conduce tutti noi a delle riflessioni, rendendoci il quadro più nitido, proprio perché decalcarizzato. La serie è divertente e poetica, si sorride e ci si commuove, perché in fondo, questi ragazzi, ormai cresciutelli, sono molto più profondi di quanto il loro agire, a volte sciatto e indolente, lasci presagire. Molti gridano al genio, altri lo attaccano, soprattutto per il linguaggio troppo “ biascicato” e romanesco, ma le riflessioni, spesso paranoiche, su questioni esistenziali tanto care a tutti noi, ma di vitale importanza negli anni adolescenziali e post adolescenziali, sono la materia prima dell’opera di Zerocalcare, che in maniera quasi logorroica condivide con noi. Il suo pensiero e la sua capacità di trasmetterlo, alla sua maniera così originale, è frutto di un talento, che piaccia o no. In più a suo vantaggio non si può non sottolineare la sua capacità, unica, di sbatterci in faccia, con grande tenerezza e poesia, una certa realtà che può apparirci assurda ma è assolutamente vera.
Insomma, ci mette a nudo facendoci sentire, però, meno soli. Ci dice, nel suo romanesco biascicato, appunto, quanto tutti siamo imperfetti, anzi, difettosi, quanto siamo indecisi e quanto inesorabilmente rimandiamo le decisioni e le scelte perché c’è tempo - perché per cambiare ci vuole il coraggio di correre dei rischi - quanto siamo fili d’erba in balia del vento, quanto siamo precari sempre anche quando pensiamo di non esserlo. Dietro le sue vignette si cela tutto il disagio autentico, quello che si fa fatica ad ammettere persino a se stessi. Tutti ci portiamo dietro quell’armadillo,
che è la nostra coscienza, che ci indica la via, ma poi tocca percorrerla assumendosene tutte le conseguenze.
Guardatelo, fatevi un regalo, sì perché ciascuno di noi si rivedrà in tante situazioni, si ritroverà in tanti pensieri contorti, e soprattutto guarderà a se stesso con più indulgenza rispetto agli errori commessi nella scelta dei famosi bivi da percorrere nella vita.
Rifacciamolo tutti con lui il nostro viaggio dai primi anni di scuola fino ad oggi e capiremo molto di noi e delle nostre scelte e anche di chi ci è stato affianco lungo quella linea tratteggiata che è la vita che non sempre va strappata lungo i bordi, ma ogni tanto da quel sentiero si può uscire, si può deviare, con leggerezza, senza sentirsi necessariamente in colpa… magari andando a prendersi un gelato, come suggerisce Secco.