Venerdì 19 aprile 2024, ore 13:40

America Latina

Processo Condor, da parte della Cisl un atto di responsabilità

Con la sentenza del processo Condor, arrivata il 17 gennaio nell’aula bunker del carcere di Rebibbia a Roma, hanno trovato un colpevole le morti di molti dei 23 italiani desaparecidos in vari Paesi dell’America Latina negli anni ’70. Erano gli anni delle spietate dittature che per impulso del governo di Augusto Pinochet, attraverso il suo spietato capo dei servizi, Manuel Contreras, uno degli imputati deceduti, diedero vita ad una rete trans-nazionale per reprimere nel sangue chiunque fosse in odore di opposizione ai regimi di Cile, Brasile, Paraguay, Bolivia, Argentina e Uruguay.

Sono state emesse 8 condanne all’ergastolo, 19 assoluzioni, 6 proscioglimenti a causa della morte degli imputati.

La Cisl, rappresentata dall’avvocato Andrea Speranzoni, è intervenuta nel processo a fianco delle vittime, cittadini di origine italiana. E questa è la lettera che il legale ha inviato alla segretaria generale, Annamaria Furlan, al termine della sentenza.

Gentile Segretario generale e gentili membri della Segreteria generale,

in qualità di difensore della Confederazione Italiana Sindacati Lavoratori, Vi comunico con viva soddisfazione che il 17 gennaio 2017 la III^ Sezione della Corte di Assise di Roma, dopo due anni di istruttoria dibattimentale, ha pronunciato sentenza di condanna nei confronti di 8 imputati di nazionalità cilena, uruguaiana, boliviana e peruviana, ritenuti responsabili di concorso in omicidio nell'ambito della cosiddetta Operazione Condor in America Latina. Con riferimento alle ragioni che avevano indotto la CISL nazionale ad intervenire a fianco ai familiari delle vittime, faccio presente che giustizia è stata fatta per il sequestro e l'omicidio del principale fondatore del sindacalismo uruguaiano Gerardo Gatti. In relazione a questo omicidio consumatosi presso il centro di detenzione clandestino di Automotores Orletti in Argentina è stato condannato alla pena dell'ergastolo l'ex ministro degli affari esteri del Dittatore uruguayano Bordaberry Juan Carlos Blanco. Lo stesso imputato è stato altresì condannato dalla Corte di Roma anche per gli omicidio di Daniel Banfi (di cui ho avuto l'onore di difendere la figlia), Gerardo Islas, Maria Emilia Gatti De Zaffaroni, Bernardo Arnone, Juan Pablo Recagno, Luis Stamponi Corinaldesi e Mafalda Corinaldesi.

Sono stati inoltre condannati i vertivi militari delle dittature boliviana e peruviana Luis Garcia Meza, Luis Arce Gomez, Francisco Morales Bermudez, Pedro Richter Prada e German Figueroa.

Con riferimento agli omicidi commessi in Cile dopo il colpo di stato militare dell'11 settembre 1973 sono stati invece condannati alla pena perpetua Rafael Ahumada Valderrama, omicida del caposcorta del Presidente Salvador Allende, Juan Montiglio (caso che ho seguito nell'interesse della parte civile Alejandro Montiglio) e Ramirez Ramirez Hernan, in relazione all'omicidio del militante del MIR Omar Venturelli, originario della provincia di Modena.

Anche se la motivazione non è stata ancora depositata (la Corte si è presa 90 giorni, ma è probabile che a fine febbraio-inizio marzo p.v. la si possa già leggere), ritengo questo risultato importante, in primo luogo come risposta a un crimine imprescrittibile di lesa umanità, in secondo perché costituisce un monito a tutti i criminali che in America Latina hanno agito per quasi due decenni nella totale impunità, colpendo in primo luogo esponenti democratici, esponenti del sindacalismo, militanti e resistenti che lottavano contro i regimi dittatoriali.

A fronte delle 8 condanne all'ergastolo, la Corte di Assise di Roma ha anche assolto 19 imputati; tra di essi vi sono tutti e 14 i militari uruguaiani imputati. E tra di essi spicca l'assoluzione di Jorge Troccoli, accusato di torture e omicidi e residente (rette, latitante) in Italia da molti anni.

Dopo aver letto la motivazione della sentenza, sarà dunque mio compito e di tutti gli avvocati di parte civile proporre all'Ufficio del Pubblico Ministero titolare dell'accusa e della Procura Generale istanza di impugnazione. Nel caso dell'imputato Jorge Troccoli e di altri due imputati uruguaiani sarà altresì necessario, dopo aver effettuato una serie di controlli negli archivi del Ministero della Difesa della Repubblica Orientale dell'Uruguay, formalizzare richieste di integrazione probatoria con riferimento a documenti ad oggi non disponibili e a testi non sentiti.

Alla luce dunque delle difficoltà probatorie manifestatesi nel corso dell'istruttoria, ritengo il risultato ottenuto soddisfacente e da proteggere nella fase dell'appello, cercando altresì di capovolgere in tutto o in parte la parte sfavorevole della sentenza.

Tengo a ricordare che la figura del dirigente sindacale e fondatore della CNT, desaparecido, Gerardo Gatti è emersa una volta di più in tutta la propria importanza nel corso del processo. Sequestrato il 9 giugno del 1976 a Buenos Aires, ha resistito alle torture per un mese, in Orletti, centro di sterminio gestito dagli organismi repressivi militari del Cile (DINA) dell'Uruguay (OCOA) e della stessa Argentina (SIDE), morendo. Ritengo dunque che la scelta di intervento processuale della CISL abbia rappresentato un atto importante, con riferimento alla difesa dei diritti della persona e dell'intera umanità.

(...)

Andrea Speranzoni

( 15 febbraio 2017 )

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