Quale futuro attende TIM e quali potranno essere gli effetti sulla filiera delle Tlc. Se ne è discusso oggi a Roma in una tavola rotonda organizzata dalla Fistel Cisl in occasione del congresso nazionale che si concluderà venerdì.
I ritardi della politica nella definizione delle strategie per lo sviluppo delle infrastrutture in fibra sono evidenti - ha affermato il segretario nazionale di categoria, Vito Vitale aprendo i lavori - inoltre il memorandum tra Cassa Depositi e Prestiti e TIM dell'agosto 2020, sulla rete unica nazionale era ed è ancora attuale nel riassetto delle Reti. "Bisogna unire le risorse pubbliche e private per realizzare gli investimenti necessari al superamento del digital divide - prosegue Vitale - che rimane ancora un elemento di diseguaglianze tra i cittadini. Per portare il Paese alla digitalizzazione servono ingenti investimenti, bisogna attrarre investimenti pubblici e privati; troppi sono ancora gli investimenti necessari per colmare il divario, pertanto è necessario fare sinergia tra investimenti pubblici e privati, ed inoltre investire molto sulle competenze digitali". Un lavoro che possiamo realizzare insieme - ha concluso il segretario Fistel - incrementando e valorizzando i rapporti unitari necessari a fare sistema nel coinvolgimento delle istituzioni. 
"Lo sbaglio più grande che si possa compiere in una fase così decisiva di transizione è quello di spezzare il patrimonio fisico e infrastrutturale su cui dovranno svilupparsi gli asset strategici del prossimo futuro. È l’errore che sta compiendo la dirigenza TIM nel piano industriale 22-24". Così il leader Cisl, Luigi Sbarra nel suo intervento. "L’accesso alla digitalizzazione è diventato ormai un vero diritto di cittadinanza - prosegue Sbarra. Per questo è decisivo pianificare una infrastruttura omogenea dell’intero territorio nazionale che assicuri reti ad alta velocità in modo da offrire servizi efficaci ed efficienti ad ogni famiglia ed ogni impresa. Una "rete unica nazionale" è quindi indispensabile per raccogliere la sfida di una transizione giusta ed equa. Siamo in ritardo, e se non sbloccheremo ora questa partita, agganciandola alle risorse del PNRR, pagheremo prezzi altissimi in termini sociali, occupazionali e di competitività. In questa prospettiva è sbagliato e potenzialmente disastroso spezzare l’unità di Tim dividendo servizi e infrastruttura, superando il modello di integrazione per estrarre dividendi immediati rivolti agli azionisti, senza preoccuparsi di tutelare il lavoro e di dare una prospettiva al Paese. Bisogna dare invece al gruppo una visione unitaria e strategica, coerente con quanto sta succedendo nel resto d’Europa e del mondo, dove la tendenza è alla convergenza e al consolidamento dei gruppi. Serve una posizione netta da parte del Governo secondo azionista del gruppo attraverso CDP, con forti garanzie su occupazione e investimenti. Bisogna dare spazio - conclude Sbarra - ad uno sviluppo tecnologico dal volto umano" .
Anche il segretario generale Slc Cgil, Fabrizio Solari ha evidenziato come sia fondamentale il ruolo della politica nel disegnare le strategie industriali dei settori strategici. Ha ribadito poi la necessità del ruolo pubblico nelle aziende a garanzia degli interessi collettivi, e non lasciare al solo mercato la guida di processi di innovazione e digitalizzazione del Paese.
Il presidente Rossi - da parte sua - ha spiegato che il Piano di Tim si è reso necessario per superare i vincoli regolatori che restano in capo all'ex-monopolista e che nel futuro andrebbero a penalizzare i vantaggi commerciali sui servizi innovativi. Inoltre - ha aggiunto - servono ingenti risorse per gli investimenti infrastrutturali e dei servizi; il piano è orientato a far crescere i ricavi, e far fronte alla forte competizione che ha penalizzato il settore.
Il viceministro Castelli - infine - ha assicurato l'impegno del Governo a ricercare soluzioni, insieme al sindacato, per rafforzare la filiera delle Tlc.
Cecilia Augella

( 23 marzo 2022 )