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Lavoro

Ammortizzatori sociali, bomba sociale da disinnescare

Presidio unitario lunedì mattina di Fim, Fiom, Uilm, sotto il Ministero dello Sviluppo Economico, di oltre 2 mila delegati e lavoratori di aziende in crisi o ristrutturazioni, provenienti da tutta Italia. Obiettivo: chiedere al Governo una soluzione per i 189 mila lavoratori, di cui 140 mila metalmeccanici, coinvolti in situazione di crisi e che proprio da ieri rischiano di essere licenziati perché, per effetto del Jobs Acts, per loro sono esauriti sia la cassa integrazione sia i contratti di solidarietà.

In concomitanza col presidio si è svolto l’incontro tra i segretari generali Fim, Fiom, Uilm e il capo di gabinetto Sorial; mentre l’incontro con il titolare del Dicastero Di Maio è in programma martedì pomeriggio.

Sono dunque 140 mila i lavoratori metalmeccanici coinvolti da situazioni di crisi dei comparti degli elettrodomestici, della siderurgia, dell’Ict e Telecomunicazioni, dell’elettronica, dell'automotive; con oltre 80 mila lavoratori metalmeccanici interessati dalla cassa integrazione straordinaria.

In totale sono ben 144 i tavoli di crisi aziendale dei vari settori aperti al Mise. 31, inoltre, le aziende che hanno cessato l’attività in Italia per delocalizzare all’estero mettendo a repentaglio oltre 30 mila posti di lavoro.

Vi sono, poi, 147 gruppi di imprese interessate da procedure di amministrazione straordinaria.

Per Marco Bentivogli, segretario generale della Fim Cisl, ”rischia di esplodere una bomba sociale, al governo abbiamo chiesto un intervento immediato nel decreto urgenze”. E’ necessario ”prevedere la proroga della copertura degli ammortizzatori sociali per tutte le realtà che li stanno esaurendo da qui a fine anno”. In particolare, sottolinea Bentivogli, ”occorre un provvedimento normativo che stanzi risorse per gli ammortizzatori per le crisi rilevanti delle aziende sopra i 100 dipendenti e per tutte piccole e medie imprese, e per tutte le aziende che ricadono nelle aree di crisi complessa. Stiamo parlando di circa 30mila lavoratori che rischiano di perdere sostegno al reddito e il licenziamento entro il 31 dicembre. Abbiamo inoltre richiesto un intervento deciso a sostegno delle politiche attive, della riqualificazioni e ricollocazioni, per garantire l’occupazione nelle situazioni di crisi”.

La leader delle tute blu della Fiom, Re David, osserva che ”il fatto che il Ministro ci riceva è già un bel segnale. Abbiamo situazioni drammatiche e altre che verranno al pettine perché sono stati ridotti i requisiti per l’accesso e la durata della cassa. Nella manovra bisogna ragionare per avere strumenti universali”.

Palombella, leader della Uilm, nota che ”non si possono modificare le coperture della cassa integrazione e dei contratti di solidarietà sull’onda di una ipotetica ripresa o di politiche attive del lavoro senza che questi ci siano veramente”.

I sindacati metalmeccanici inoltre sollecitato il governo ad aprire un confronto sulla manovra economica per ottenere garanzie di copertura economica per le risorse degli ammortizzatori e di garanzia di conferma dell’istituto della Naspi, che non va assolutamente utilizzato per fare cassa per altri provvedimenti (come il reddito di cittadinanza che ha altre finalità) che il governo intende mettere in campo.

L’iniziativa dei metalmeccanici è a supporto di quella di Cgil-Cisl-Uil che il 18 settembre hanno chiesto un tavolo su ammortizzatori sociali, le politiche attive, la circolare interpretativa del Decreto Dignità.

Sostegno e condivisione della Cisl alla mobilitazione di Fim, Fiom e Uilm sono assicurati dalla leader Cisl Furlan, per la quale ”ogni ritardo rischia di scaricarsi sulla pelle dei lavoratori”.

E per il segretario generale aggiunto della Cisl Sbarra ”è prioritario rispondere alle attuali e immediate urgenze, e poi rilanciare Centri e servizi per l’impiego, sussidi condizionati alla ricerca di lavoro e leve bilaterali capaci di accompagnare la persona lungo tutte le fasi della sua vita attiva”.

( 24 settembre 2018 )

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