Martedì 16 aprile 2024, ore 16:58

Effetto guerra 

Caro energia, paga soprattutto il Sud 

Con l’incremento dei prezzi delle materie prime, iniziato nella primavera del 2020, l'inflazione al consumo mensile tendenziale ha raggiunto valori mai visti dall'ingresso dell'Italia nell'Unione Economica e Monetaria, attestandosi, a febbraio 2022, al +5,7% rispetto allo stesso mese dell'anno precedente. La guerra Russia-Ucraina sta aggiungendo ulteriori tensioni ai prezzi del gas e di alcuni prodotti alimentari. I forti incrementi di prezzo dei prodotti energetici, con tariffe nei prezzi al consumo cresciute del 130% nel periodo terzo trimestre 2020-primo trimestre 2022 (per calmierarne gli effetti il Governo ha stanziato, a partire dal secondo trimestre 2021, circa 20 miliardi a favore di famiglie e imprese) e quelli che potrebbero ulteriormente verificarsi per i prezzi dei beni alimentari stanno mettendo, e metteranno sempre più, pressione sui bilanci delle famiglie, dove energia e beni alimentari pesano per circa il 25% sul totale della spesa (4,3% per l'energia, 20% per alimentari). Le più penalizzate sono le famiglie a basso reddito, dove la quota percentuale di spesa per energia ed alimentari è maggiore rispetto a quelle con reddito più alto, con il rischio di allargamento dell’area della povertà e del disagio economico. È quanto emerge da un report frutto della collaborazione tra Area Studi Legacoop e Prometeia. I consumi energetici delle famiglie italiane (che rappresentano quasi il 30% del consumo finale energetico) vedono come prima fonte il gas naturale, che rappresenta il 51,6% del totale (quasi 20 punti percentuali in più rispetto alla media europea), seguito da energia da fonti rinnovabili e bioliquidi (20,3%) e da energia elettrica (19%, 6 punti percentuali in meno della media europea). All'interno di questo quadro generale, emergono chiare differenze circa l'incidenza relativa della spesa che le famiglie destinano all'energia sulla spesa totale. La quota percentuale della spesa per energia è infatti maggiore per i decili di reddito più bassi, dove i rincari producono quindi effetti più pesanti. Lo si rileva, in particolare, per la spesa per elettricità, dove le famiglie con reddito inferiore alla mediana (i primi cinque decili) hanno una spesa relativa superiore alla media. La stessa dinamica si rileva per i beni alimentari, per i quali la quota percentuale sulla spesa totale è maggiore per i decili più bassi, con una distanza di quasi 13 punti percentuali tra il primo e l'ultimo decile di reddito. L’effetto delle economie di scala sui consumi è evidente quando si prendono in esame le quote di spesa destinate a alimentari, elettricità e gas per numero di componenti familiari: quote decrescenti all'aumentare del numero di componenti familiari. Infine, la disaggregazione per territorio mostra una maggiore spesa relativa per alimentari ed elettricità nel Mezzogiorno, mentre l'utilizzo del gas è più rilevante al Nord.
Conferma la Cgia di Mestre: il forte rincaro generale dei prezzi e dei carburanti sta mettendo a dura prova la tenuta economica delle famiglie italiane, in particolar modo di quelle che si trovano nella condizione di povertà energetica. Ci sonno 4 milioni di nuclei in difficoltà. Famiglie che si trovano nell'impossibilità di procurarsi un paniere minimo di beni e servizi energetici: ovvero il riscaldamento, il raffrescamento, l'illuminazione, l'utilizzo di elettrodomestici, etc. Le famiglie più a rischio sono quelle con un elevato numero di componenti, vivono in abitazioni datate e in cattivo stato di conservazione, il capofamiglia è giovane, spesso indigente e/o immigrato. A livello territoriale la situazione più critica si presenta nel Mezzogiorno, dove la frequenza della povertà energetica oscilla tra il 24 e il 36% delle famiglie di quel territorio. In Campania, ad esempio, il range va da almeno 519mila nuclei in difficoltà a quasi 779 mila, in Sicilia da poco più di 481mila a 722mila e in Calabria da poco oltre le 191mila fino a quasi 287mila unità. Altrettanto critica è la situazione in altre regioni del Centro-sud, come Puglia e Sardegna, che registrano una frequenza della povertà energetica medio alta: tra il 14 e il 24%. Nella fascia medio bassa Lazio, Piemonte, Liguria, Friuli Venezia Giulia e Valle d’Aosta. Tra le realtà, infine, meno interessate da questo fenomeno: Lombardia, Veneto, Emilia Romagna, Toscana e Trentino Alto Adige. Ora, sottolinea la Cgia, bisogna sostenere economicamente tutte le famiglie, soprattutto quelle più in difficoltà. Il Governo ha messo a disposizione di famiglie e imprese quasi 20 miliardi di euro contro il caro energia/carburante. Una cifra sicuramente importante, ma ancora insufficiente a mitigare efficacemente i rincari di questi ultimi 9 mesi.
Le conseguenze della guerra in Ucraina, dopo la batosta della pandemia ”rischiano di far aumentare le disuguaglianze sociali e di aggravare le condizioni del Mezzogiorno”. Lo ha detto il segretario generale della Cisl Sbarra, in occasione del Congresso della Cisl Campania. Sottolinea Sbarra: ”L’inflazione è una tassa subdola ed iniqua che si scarica sui più deboli, oltre a rappresentate un grave handicap per la ripresa del paese e del Sud in particolare. Al Sud i poveri sono saliti di 196 mila unità, la povertà assoluta riguarda ora il 10% delle famiglie. L’aumento dei costi dell’energia, delle tariffe e dei prezzi rischia di dividere ulteriormente il Paese, lasciando il Mezzogiorno indietro rispetto ad una più alta capacità di risposta del Centro-Nord”. L’Italia crescerà davvero solo se ripartirà il Sud, aggiunge il numero uno di Via Po per il quale è ”un segnale importante” il fatto che oggi il premier Draghi firmerà personalmente il Patto per Napoli. ”Il terreno sul quale si gioca la partita determinante è quello del Pnrr. Bisogna ripartire dal lavoro stabile, qualificato, ben contrattualizzato”.
Nel videomessaggio al Congresso della Cisl regionale, la ministra Carfagna ha rivendicato come questo Governo abbia ”rovesciato la prospettiva: non vede più il Sud come una zavorra da accontentare con qualche sussidio, ma come un secondo motore dello sviluppo nazionale da accendere al più presto”. Allargando lo sguardo alla situazione internazionale, Carfagna parla della guerra in Ucraina come un ”terremoto imprevisto, politico, economico e anche psicologico”. Ma andando oltre ”le angosce di questi giorni”, Carfagna vede concreti elementi di speranza per il Mezzogiorno e per la Campania. La regione ”è tra i principali beneficiari degli investimenti Pnrr derivanti dalla quota Sud nel capitolo forse più rilevante, quello delle infrastrutture: 1,8 miliardi, a cui si aggiungono i 9,4 miliardi a valere sul fondo complementare, per un totale di 11,2 miliardi”. Risorse che andranno a rafforzare le infrastrutture su ferro e quelle idriche, ma anche gli asili nido e gli ecosistemi dell'innovazione per rilanciare la ricerca, oltre alla Zes campana. Aggiunge Carfagna: ”Chi come la Cisl cerca ogni giorno di interpretare il desiderio di riscatto del Mezzogiorno, non può che vedere in questi strumenti e progetti occasioni irripetibili per abbattere il muro invisibile che separa il Nord dal Sud e che tiene lontani tanti cittadini dall'accesso a diritti fondamentali”.
Giampiero Guadagni

( 28 marzo 2022 )

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