Mercoledì 24 aprile 2024, ore 18:53

Sindacato

Cisl: ripartire da periferie, contrattazione sociale e giovani

di Rodolfo Ricci

Ripartire dalle periferie urbane, sociali e del lavoro, maggiore coinvolgimento dei delegati e dei giovani, contrattazione sociale, formazione dei quadri, certificazione e trasparenza nell’utilizzo delle risorse: sono alcuni dei nuovi obiettivi strategici sanciti dalla Conferenza nazionale organizzativa della Cisl che si è chiusa a Roma con le conclusioni della segretaria generale Annamaria Furlan.

Un’occasione per fare anche il bilancio della confederazione, a partire dal tesseramento: la Cisl, viene ricordato, nel 2018 conta 4.050.680 iscritti (in crescita dello 0,24% rispetto all’anno precedente,), 1.763 sedi, dove operano 67 unioni sindacali territoriali, 16 federazioni di categoria, 20 unioni sindacali regionali (di cui una interregionale). Nelle categorie e nelle strutture territoriali confederali operano circa 36.000 operatori e componenti dei consigli generali delle strutture disseminate nei territori. Di essi, il 30,4% è composto da donne ed il 54,4% da persone con una età compresa tra 36 e 55 anni. "Già diverse volte, e anche in occasione di questa Conferenza - ha sottolineano Annamaria Furlan- ho avuto la percezione che non ci rendiamo conto del tanto che facciamo. E’ talmente una scelta quotidiana istintiva, quasi ripetitiva che non coscientizziamo fino in fondo quanto la nostra azione possa essere importante per la vita delle persone. Lo facciamo nei luoghi di lavoro, attraverso la contrattazione, nei nostri territori, nelle sedi dei pensionati, lo facciamo agli sportelli dei servizi e tante volte affiancando la nostra attività sindacale anche con altre attività complementari che sono parte della nostra vita sindacale. E la nostra azione sempre di più deve essere caratterizzata dall’aprirsi al mondo dell' associazionismo, non per fare manifesti politici, ma per fare del bene". Come dire: vivere le periferie significa viverle davvero, respirarle, condividerle e diventare in quelle periferie un elemento di speranza insieme agli altri. "Non possiamo avere la presunzione, brutta cosa la presunzione, di poter fare tutto da soli. Abbiamo bisogno di coinvolgere tutti gli altri soggetti sociali, gli uomini, le donne che vivono i quartieri, le comunità. E lo dobbiamo fare in ogni momento della nostra attività. E' lì che dobbiamo investire le nostre risorse, economiche e umane, la nostra creatività, umanità, che è poi quello di cui oggi questo Paese ha bisogno". E ‘ anche per questo che la Cisl ha voluto lanciare questa l'idea di andare nelle periferie a Cgil e Uil. In vertità il messaggio èchiaro: ci sono tanti modi di vivere l’unità sindacale, si può partire dalle regole, dalla sperimentazione di qualche tessera, e si può partire insieme dal portare un po’ di speranza che significa anche legalità laddove non c’è. Quale banco di prova migliore per creare l’unità dal basso?

"Vedremo - ha voluto sottolineare Annamaria Furlan - se questa cosa viene colta, se possiamo iniziare a ragionare di come il sindacato confederale, i sindacati confederali, nella loro rappresentanza sappiano dare speranza agli ultimi o se diventano un'altra roba, diventano associazioni professionale, un club di esperti, io credo che su questo si scommetta per il sindacato del futuro".

Attraverso la contrattazione si possno creare le condizioni perché non si debbano più ascoltare i necrologi sui lavoratori morti sul lavoro. La contrattazione diventa strumento formidabile per creare un mondo e una comunità di lavoro dove non ci siano ultimi ma uomini e donne del lavoro. "Attraverso la nostra azione sindacale possiamo dare tante risposte a quei giovani esclusi dal mercato del lavoro. L'A.d. di Fincantieri, Bono, ha dichiarato ieri di non riuscire a trovare forza lavoro, non è cosa di poco conto. Come mai tutto questo? Perché manca l’orientamento? Non c’è dubbio. Anche quello delle famiglie. Perché si è creato un meccanismo culturale per cui c’è una scuola di serie B che offre lavoro di serie B sminuendo il valore del lavoro. Anche su questo dobbiamo agire. E chi se non noi, che siamo la prima categoria della scuola e presenti in tutti i territori e luoghi di lavoro?".

Resta un dato su cui il sindacato non piò mollare: il salario minimo legale da solo non basta, certo può essere utile in alcuni Paesi dove non esiste il contratto collettivo per tirare fuori le persone dalla povertà, ma non serve a ricostruire una classe media nel nostro continente, unico strumento per rilanciare l’economia. La priorità resta la contrattazione. Lo ha confermato il segretario generale della Ces (Confederazione europea dei sindacati), Luca Visentini, concludendo la conferenza nazionale organizzativa della Cisl. Dunque, ha detto, bisogna "rilanciare la crescita dei salari e investire oggi più di sempre nella contrattazione collettiva, che deve essere la priorità assoluta del sindacato europeo nei prossimi due anni: noi vogliamo che ridiventi l’elemento centrale di regolazione del lavoro e dello stato sociale nel nostro continente".

Visentini ha quindi invocato la necessità di una direttiva europea su questo tema. "La contrattazione collettiva, ha inoltre sostenuto, va estesa anche alle multinazionali» perchè sia applicata in tutti i Paesi in cui operano".

Poi il problema delle periferie sociali, che non rappresenta solo un problema Italiano. "Non possiamo esimerci dall’affrontare il tema dell’esclusione sociale. Le persone sono arrabbiate, sfiduciate, tristi e depresse, violentemente arrabbiate semplicemente perché escluse o perché temono di essere escluse". In definitiva, "le periferie esistenziali economiche e sociali di cui la Cisl ha discusso in questa conferenza siano il vero problema dell’Europa ma non solo dell’’Europa".

( 11 luglio 2019 )

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