Mercoledì 24 aprile 2024, ore 7:52

Fisco

Confartigianato: 269 ore all’anno per pagare le tasse

Quest'anno gli italiani pagheranno 28 miliardi di euro in più di tasse rispetto alla media dei cittadini dell'Eurozona. Si tratta di 461 euro di maggiori imposte pro capite, secondo Confartigianato. Per le imprese il gap fiscale Italia/Europa è ancora più ampio: il total tax rate, cioè la somma di tutte le imposte e tasse pagate dall'impresa al lordo dei profitti, è pari al 64,8%, il più alto nell'Ue, superiore a quello di Francia (62,7%) e Austria (51,7%) e più che doppio rispetto a quello di Slovenia (31,0%) e Svizzera (28,8%).

La situazione peggiora per le piccole imprese con meno di 20 addetti, che pagano un'aliquota fiscale complessiva su Ires e Irap del 32,8%, superiore di 5,2 punti rispetto al 27,6% delle imprese di medio-grande dimensione, con 50 addetti e oltre. Alla crescita della pressione fiscale, spiega la confederazione, ha contribuito il prelievo a livello locale: tra il 2011 e il 2015 le imposte dirette e indirette di tutte le amministrazioni pubbliche sono aumentate del 6%, trainate dall'incremento del 27,2% (+14,8 miliardi di euro) dei cinque principali tributi locali cioè Irap, Addizionali Irpef, Imu e Tasi.

Al peso delle tasse si sommano le complicazioni burocratiche per pagarle. Anche qui, per Confartigianato, un altro record negativo: ogni impresa italiana spreca in adempimenti fiscali 269 ore all'anno, 92 ore in più delle 177 ore della media Ocse e superiori alle 218 ore in Germania, alle 158 ore in Spagna, alle 137 ore in Francia e alle 110 ore nel Regno Unito. Sulla competitività delle imprese, poi, il cuneo fiscale sul costo del lavoro dipendente, pari al 49%, di 13,1 punti superiore al 35,9% della media Ocse e il quinto più alto dopo Belgio, Austria, Germania e Ungheria.

Ritardi, ostacoli, inefficienze del sistema Paese generano un ambiente ostile al "fare impresa", tanto che nella classifica sulla facilità di fare impresa l'Italia si colloca al 45° posto tra i 189 Paesi del mondo. "Per ricostruire la fiducia incrinata dagli anni di crisi, le tasse devono essere restituite a imprenditori e cittadini sotto forma di qualità dei servizi pubblici", ha osservato il presidente di Confartigianato, Giorgio Merletti, nel suo intervento all'assemblea annuale precisando che non vede ancora i tanto attesi effetti concreti della riforma della pubblica amministrazione "all'insegna della semplificazione e dell'utilizzo delle tecnologie digitali. Tanti decreti Madia che si susseguono, ma scarsi o nulli effetti di reale cambiamento".

Per l'86% degli imprenditori di Confartigianato, ha ricordato Merletti, "la complessità delle procedure amministrative è ancora un grande problema e siamo lontani dalla media del 62% registrata nell'Unione europea. Basti dire che soltanto per gestire gli adempimenti fiscali servono 269 ore all'anno, 92 ore in più rispetto alla media dei Paesi Ocse".

Con gli Enti pubblici poi "noi imprenditori abbiamo un conto in sospeso da 65 miliardi e mezzo! Sono i debiti commerciali accumulati dalla pubblica amministrazione a fine 2015 nei confronti delle aziende fornitrici di beni e servizi. Una montagna di denaro che è nostra, ma che fatica a tornare nelle nostre aziende. I cattivi pagatori, però, non si annidano soltanto nella pubblica amministrazione. Le grandi imprese private, pur dotate di ampia liquidità, sono sempre meno puntuali nel saldare le fatture ai piccoli imprenditori, i quali sono così costretti a indebitarsi con le banche per compensare i mancati pagamenti. Dati della società di informazioni commerciali Cribis ci dicono che, sui pagamenti concordati tra imprese, le micro e piccole sono puntuali per il 34-36% dei casi, mentre le grandi lo sono solo nel 14% dei casi; una differenza scandalosa".

Per Merletti "i ritardi di pagamento sono un malcostume italiano peggiorato con la crisi e che miete vittime soprattutto tra le piccole imprese. È troppo allora chiedere al governo lo stesso impegno profuso nell'accelerare i tempi di recupero delle garanzie sui crediti in sofferenza delle banche anche per fare in modo che i pagamenti siano puntuali? E che la puntualità sia sancita rapidamente in tutti i Tribunali dello Stato?".

Confartigianato si aspetta, quindi, che nella prossima legge di stabilità siano attuate quelle misure di semplificazione e riduzione degli oneri previste nella delega fiscale e finora rimaste inattuate. Le misure devono prevedere di: "tassare i redditi delle imprese in contabilità semplificata secondo il criterio di cassa e non di competenza per poter pagare le tasse dopo l'incasso delle fatture; consentire la deducibilità totale dell'Imu sugli immobili strumentali; unificare Imu e Tasi in un'imposta unica sui servizi; introdurre l'Iri, la nuova imposta sul reddito d'impresa, per dare concreti benefici fiscali a chi reinveste gli utili nella propria azienda; innalzare la franchigia Irap; introdurre la neutralità fiscale per le cessioni d'azienda a titolo oneroso", ha spiegato il presidente della Confederazione.

Secondo Merletti "senza l'attuazione di questi provvedimenti, ancora una volta avremo perso l'occasione per imprimere una svolta alla politica fiscale italiana e per sostenere davvero il rilancio delle piccole imprese". E' altresì necessario ripensare gli studi di settore. Il governo, con le indicazioni di politica fiscale 2016-2017 emanate dal Ministro dell'Economia Padoan, si è impegnato a revisionare gli studi per semplificarli e renderli più efficaci e attendibili. "È l'occasione giusta per ritrovare le finalità che li ispirarono nel 1993 e farli tornare, da armi di accertamento automatico, a strumenti per rafforzare la compliance con l'amministrazione finanziaria, premiare la fedeltà fiscale, ridurre la pressione sugli imprenditori e migliorare la loro capacità produttiva".

Secondo il presidente di Confartigianato "le implicazioni positive per il mondo produttivo sono senza dubbio rilevanti, in particolare per l'artigianato e la piccola impresa diffusa sul territorio, che dalla migliore capacità decisionale delle Istituzioni non potrà che trarre vantaggio. Servono scelte condivise e ispirate a un progetto di sviluppo economico che punti a rilanciare investimenti, occupazione e creazione d'impresa, facendo leva su una serie di priorità, a cominciare dalla riduzione della pressione fiscale", ha concluso Merletti.

( 28 giugno 2016 )

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