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Istat

Giù i disoccupati, il tasso trimestrale cala al 10,9%

"Dopo tre trimestri di crescita", nel secondo trimestre del 2017 torna a diminuire il numero di disoccupati, la cui stima scende a 2 milioni 839 mila unità (-154 mila in un anno, -5,1%). Lo comunica l'Istat, precisando che il tasso di disoccupazione scende al 10,9%, in calo di 0,6 punti sul secondo trimestre del 2016, in base ai dati grezzi.

In base ai dati destagionalizzati, invece, il tasso si attesta all'11,2%, in calo di 0,4 punti rispetto al trimestre precedente. In entrambi i casi si registra un minimo dal 2012: in particolare, il tasso grezzo risulta il più basso dal secondo trimestre di quell'anno (quando era al 10,5%), mentre il tasso destagionalizzato è il più basso dal terzo trimestre del 2012 (era al 10,7%).

"Sono diversi i segnali positivi e sembrano in via di superamento i problemi congiunturali, con la ripresa economica che va rafforzandosi, ma restano i problemi strutturali", ha dichiarato il segretario confederale della Cisl, Gigi Petteni.. "Infatti prosegue la crescita dell’occupazione, soprattutto quella dipendente, ma in oltre otto casi su dieci si tratta di nuovi contratti a tempo determinato, cresce l’occupazione giovanile ma gli occupati continuano ad aumentare più tra gli adulti, l’occupazione cresce maggiormente al Sud, anche se il gap territoriale resta elevatissimo, continua la ripresa dell’occupazione femminile, che ha superato i livelli pre-crisi, pur restando tra le più basse in Europa. Dai dati Istat emerge con forza il ruolo di istruzione e formazione nel condizionare l’ingresso e la presenza nel mercato del lavoro, ruolo destinato a diventare sempre più centrale in un contesto di accelerazione tecnologica. Vanno dunque potenziati gli investimenti su scuola e università, migliorati l’orientamento scolastico ed universitario, promossi l’apprendistato duale e l’alternanza scuola-lavoro. In generale restano centrali le politiche attive per orientare lavoratori e imprese e fare incontrare opportunamente esigenze e competenze". "Infine - conclude Petteni- deve diventare strutturale una misura che faccia costare il lavoro stabile considerevolmente meno di quello a termine".

In dettaglio, nel secondo trimestre del 2017, gli occupati sono cresciuti di 78 mila unità (+0,3%) rispetto al primo trimestre, grazie all'ulteriore aumento dei dipendenti (+149 mila, +0,9%), in oltre otto casi su dieci a termine (+123 mila, +4,8%). Lo comunica l'Istat. Rispetto al secondo trimestre del 2016, si stima una crescita di 153 mila occupati (+0,7%), che riguarda soltanto i dipendenti (+356 mila, +2,1%), oltre tre quarti dei quali a termine (+278 mila, +11,2%).

Occupazione donne record, al 49,1% in trimestre - Nel secondo trimestre del 2017, il tasso di occupazione delle donne sale al 49,1% sulla base dei dati grezzi Istat (+0,6 punti in un anno), in crescita per il quarto trimestre consecutivo: segna così il livello più alto registrato nelle serie storiche iniziate nel 1977. Nonostante il recupero, "la situazione occupazionale delle donne nel nostro Paese - scrive l'Istat - è tra le peggiori dell'Ue": nella media 2016 l'Italia è "penultima" tra i paesi Ue28, "con un divario di 13,2 punti rispetto alla media, seguita soltanto dalla Grecia"..

Altro dato: in Italia un ragazzo tra i 15 e i 29 anni su 4 (26%) non è occupato o non è iscritto a un percorso di formazione (Neet), contro una media Ocse del 14%. Il picco si registra soprattutto in Campania, Calabria e Sicilia, dove è Neet più di un giovane su tre. Peggio dell'Italia per numero di Neet c'è solo la Turchia. E' quanto emerge dal rapporto Ocse "Uno sguardo sull'istruzione 2017", diffuso oggi. In Campania, Sicilia e Calabria la percentuale di Neet raggiunge rispettivamente quota 35%, 38% e ancora 38%. In Sardegna e Puglia il 31%. Le aree con meno Neet sono Bolzano (10%), Veneto, Emilia Romagna e Trento (16%).
Italia maglia nera nell'area Ocse anche per la spesa pubblica complessiva nell'istruzione nel 2014. L'organizzazione nel suo ultimo studio sottolinea come Roma abbiariservato il 7,1% della spesa delle amministrazioni pubbliche al ciclo compreso tra la scuola primaria e l'università. Un calo del 9% rispetto al 2010, secondo il rapporto "indice di un cambiamento nelle priorità delle autorità pubbliche piuttosto che di una contrazione generale di tutte le spese governative".
 

 

 

 

( 12 settembre 2017 )

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