La Commissione europea aspetta per domani a risposta di Roma sulla richiesta di modifica della manovra e conferma per ora la pubblicazione delle sue opinioni sulle leggi di bilancio dei Paesi membri per il 21 novembre prossimo. Lo ha ribadito un portavoce di Bruxelles. Il rispetto della scadenza del 21 dipenderà da che ci sarà dentro la comunicazione attesa da Roma, che sarà comunque pubblicata sul sito della Commissione così come avvenuto finora per tutti gli scambi di lettere riguardanti la manovra. Non è invece prevista alcuna pubblicazione per la risposta che Roma deve inviare alla lettera con cui il direttore generale degli affari economici e finanziari della Commissione, Marco Buti, ha chiesto chiarimenti sui motivi alla base di una riduzione del debito pubblico inferiore rispetto a quella richiesta. Bruxelles ha chiesto a Roma di apportare modifiche significative alla proposta per il bilancio 2019.
Le nuove informazioni che saranno fornite dall’Italia, hanno osservato fonti europee, saranno valutate attentamente anche alla luce delle previsioni economiche rese note da Bruxelles la scorsa settimana. Le stesse fonti hanno rilevato che finora non sono state avanzate, da parte italiana, obiezioni precise riguardanti le stime presentate, stime che sono state giudicate dal ministro Tria come una ’defaillance tecnicà dei servizi della Commissione. Resta il dato di fondo: se nel fine settimana si era un pò allentata la tensione Roma-Bruxelles, a riaccendere lo scontro è stato un duro botta e risposta a distanza tra Matteo Salvini e il presidente della Commissione Ue, Jean Claude Juncker, prima sui migranti e poi, inevitabilmente, sulla manovra. L’Italia ha già avuto flessibilità per 30 miliardi e ora deve rispettare le regole, è il messaggio di Juncker, cui il leader leghista risponde un piccato "non siamo cocciuti" ma "lasciateci lavorare".
Salvini si mostra spavaldo anche di fronte all’ipotesi, ormai incombente, dell’apertura di una procedura (Ispettori Ue? Manca "solo l’ispettore Derrick e il tenente Colombo", ha dettp) e conferma che "i fondamentali" non saranno toccati. Come dire: ben vengano i consigli ma i diktat saranno rispediti al mittente. Il clima incandescente certo non aiuta l’opera di tessitura che Giuseppe Conte sta cercando di mettere in atto e che potrebbe portare a un incontro, al momento ancora non in agenda, proprio con Juncker. Il premier, prima di partire per Palermo per la conferenza sulla Libia, potrebbe vedere di nuovo il ministro dell’Economia Giovanni Tria, per mettere a punto i dettagli delle (poche) concessioni che l’esecutivo è pronto a fare a Bruxelles: da un lato una revisione al ribasso del Pil, che tenga conto dello scenario che si è deteriorato da settembre a oggi, e che diventerebbe così più vicino alle stime europee (1,2% contro l’1,5% italiano) che pure tengono conto di un effetto espansivo della manovra, anche se meno di quanto ipotizzato dal governo.
Dall’altro lato ci potrebbe essere la promessa di una clausola, forse automatica, di taglio della spesa in caso di sforamento. Nulla di più, almeno per ora. L’azione del governo in queste ore è anche sotto la lente degli ispettori dell’Fmi, in Italia per la consueta missione nell’ambito dell’Article IV, che incontreranno Tria proprio domani, quando scade il termine per inviare il nuovo Draft Budgetary Plan a Bruxelles.